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prassorizo / risotto con i porri



Questo fa parte di quei piatti che da piccola non sopportavo; per tutti quei piatti che curiosamente avevano a che fare con il riso, che fosse con gli spinaci, con il cavolo o con i porri, la smorfia di disapprovazione era la prima cosa che svelava la delusione appena venivano serviti a tavola. Alla smorfia seguivano le parole di scontento ma non servivano a nulla. Il riso andava mangiato e difatti così facevamo. Di alternative non ne avevamo, nessuno si sognava di avere a tavola altro di quello che la mamma decideva!!!
Con il tempo ho capito perchè questi piatti erano così malvisti e bistrattati; il riso per antonomasia per i greci era il riso pilaf, riso bianco che accompagnava spezzatini, polpette e arrosti. Il concetto del risotto e le diverse qualità di riso erano sconosciute all'epoca, così il riso con qualsiasi ortaggio veniva cucinato in modo spartano, senza nessuna tecnica e quei trucchi che fan sì che un piatto veramente povero diventa un piatto veramente ricco e desiderato!

Non volendo tradire la grecità del piatto, ho mantenuto inalterati gli ingredienti, niente brodi quindi ma se voi volete usate uno vegetale, eccezion fatta ovviamente per il riso che ho utilizzato. Scegliete un riso adatto per risotti, che sia carnaroli, vialone nano o il baldo come la mia amica Chiara mi ha suggerito di recente, utilizzate la tecnica del risotto con gli ingredienti che riporto, e avrete uno dei migliori risotti invernali esistenti al mondo!!!

Ingredienti: (4 persone)
  • 240 gr. di riso per risotti (quello che preferite)
  • 1 bicchiere di vino bianco freddo di frigorifero
  • 1 piccola cipolla bionda tritata
  • 2 porri medi (solo la parte bianca)
  • 2 cipollotti
  • il succo di un limone
  • una grattatina di scorza di limone
  • aneto tritato
  • pepe macinato fresco
  • 2 cucchiai di olio evo
  • acqua calda salata
Procedimento:
Pulire i porri e i cipollotti, lavarli. Asciugarli e tagliarli a rondelle larghe circa un centimetro.
Versare l'olio in una padella e far stufare la cipolla con i porri e i cipollotti a fiamma bassa per dieci minuti.
Tostare a secco per qualche minuto in una casseruola il riso. Quando i chicchi saranno tanto caldi da non poterli toccare con la mano sono pronti. A questo punto sfumare con il vino, lasciare evaporare l'alcool e cominciare a versare a mestolate l'acqua calda, girando ogni tanto.
A metà cottura del riso aggiungere i porri con i cipollotti, la scorza del limone e l'aneto tritato.
Mescolare e portare a cottura il riso. Cinque minuti prima di fine cottura macinare del pepe nero e versare il succo del limone. Mescolare bene, finire la cottura e ritirare dal fuoco.
Coprire, lasciare riposare per 5 minuti e servire con degli spicchi di limone e del pepe extra.





bruschette alla greca


Secondo il calendario oggi è il primo giorno dell'inverno anche se a Milano fa tanto freddo già da qualche giorno, da far battere i denti ai milanesi nativi e adottivi.
Siccome però il primo giorno dell'inverno ci avvicina di più alla primavera e poi all'estate dell'ultimo di autunno, ho cominciato già a pensare al caldo e per associazione di idee al trittico dei sapori greci: olive, feta, pomodori!
Per intanto, Buon Inverno a tutti!!!!

Ingredienti:
  • pane (quello che preferite)
  • pomodori tagliati a rondelle
  • feta sbriciolata
  • olive di kalamata (per la cronaca dico che le ho trovate sfuse al Peck)
  • foglioline di basilico – in alternativa origano
  • sale
  • olio evo
  • una macinata di pepe

Procedimento:
Con l'apposito attrezzo snocciolare le olive e tagliarle in due.
Scaldare bene la bistecchiera. Ricavare delle fette di pane e tostarle  per un minuto per lato. Versare un filo di olio sulla bistecchiera (dopo aver tolto le fette di pane) e scaldare per 1 minuto le rondelle di pomodoro.
Irrorare con dell'olio evo le fette di pane, posizionare sopra una fetta o anche due di pomodoro, salare leggermente, spargere della feta sbriciolata, posizionare delle mezze olive e foglioline di basilico spezzettate oppure dell'origano.

Finire con una macinata di pepe e qualche goccia di olio.



sefoukloti /torta con le biete


Dopo il giorno di Natale che verosimilmente e fatta eccezione per i vegetariani tutti gli altri mangiano della carne, tacchino o maiale che sia, per il giorno dopo propongo una ricetta vegetariana, curiosa per l'idea che la maggior parte della gente a della cucina greca (me inclusa finchè non ho cominciato a bloggare!) che viene dall'incantevole (lo dico sempre, per quanto ridondante rischi di essere quando si parla di isole greche) isola cicladica di Naxos.
E' una di quelle poche per la verità ricette che prescindono il principio fondamentalmente dualista della cucina greca “dolce/salato” in una sorprendente fusione di fusioni dove prevale leggermente il sapore dolce ma senza sopraffazioni, a meno che non si decida di irrorarla con del miele come ho fatto io ma come peraltro si può farne a meno.
Da questo blog vengo a sapere che la torta sull'isola si prepara in genere il giorno dopo Pasqua, per disintossicarsi un po' dall'eccesso di carne mangiata.
Io la propongo il giorno dopo Natale, sempre tanta carne si è mangiata.....

Nota: gli autori del blog mettono dello zucchero nella pasta così la torta diventa decisamente dolce. Non essendoci però una versione univoca, gli stessi autori raccontano che nei paesini dell'entroterra isolano si omette lo zucchero, io ho preferito proporre una neutra lasciando libero ciascuno di decidere se la vuole dolce irrorando con del  miele.
La prossima volta  proverò con un'aggiunta di un formaggio saporito per far prevalere il salato.
Il curioso nome della torta deriva dalla parola "sefoukla" come si chiamano le biete nell'idioma locale. Nel resto del Paese si chiamano "seskoula".


Ingredienti:
Pasta:
  • 400 gr di farina 00 o 0
  • 80 ml olio evo
  • 50 ml di spremuta di arancia
  • 80 ml di acqua
Farcitura:
  • 1 chilo di biete (in alternativa spinaci)
  • 50 ml di acqua
  • 2 cipollotti
  • aneto
  • 5-6 foglioline di menta fresca
  • 3 cucchiai di olio evo
  • 50 gr. di riso tipo per risotti
  • 80 gr. di uvetta (sultanina e nera di Korinto)
  • un pizzico di cannella
  • sale
  • pepe
Per la finitura:
  • sesamo
  • olio per oliare
  • del miele delicato (tipo millefiori, acacia)

Procedimento:
Farcitura:
Cominciamo dalla farcitura. Pulire le biete, lavarle accuratamente, tagliarle grossolanamente e lessarle in acqua leggermente salata per 10 minuti. Scolare e lasciare raffreddare.
Pulire i cipollotti, tritarli. Tritare l'aneto e la menta.
In una casseruola versare l'olio e far stufare lentamente i cipollotti. Aggiungere il riso e tostare per 2 minuti. Aggiungere l'aneto e la menta tritati, l'uvetta, versare i 50 ml di acqua, salare, macinare del pepe, unire la cannella.
Coprire e lasciare cuocere per circa 10 minuti e comunque finchè non sia assorbita tutta l'acqua.
Ritirare dal fuoco e lasciare raffreddare.
Una volta raffreddato, unire le biete e mescolare bene.
Pasta:
Versare i liquidi in una ciotola, mescolare con la frusta e unire gradualmente la farina dato che dipende dal tipo di farina la quantità esatta che serve. Quando si avrà un impasto morbido ma che non si appiccica alle mani  impastare per qualche minuto fino a renderlo liscio ed elastico.  Formare una palla, oliarlo leggermente, metterla in una ciotola pulita, coprire e lasciare riposare per mezz'ora.


Assemblaggio e cottura:
Dividere la pasta in due, un pezzo leggermente più grande dell'altro. Oliare una teglia di 23 cm di diametro e accendere il forno a 180 gradi.
Sulla spianatoia infarinata, tirare con il mattarello il pezzo più grande in una sfoglia sottile e stenderla sul fondo della teglia oliata lasciandola strabordare. Premere delicatamente con le mani per farla aderire bene sulla teglia.
Versare sopra la farcitura livellando bene con un cucchiaio.
Tirare allo stesso modo il secondo pezzo di impasto e coprire la farcitura. Prendere la pasta che fuoriesce dai bordi, oliarla con un pennello e arrotolarla lungo il bordo della teglia creando una sorta di corona.
Oliare la superficie, spargere del sesamo, e incidere con un coltello affilato le porzioni.
Infornare e cuocere per circa 45 minuti fino a doratura.

Togliere dal forno, lasciare intiepidire, tagliare le porzioni e servire con del miele.




capperi stufati / kapari giachnì


I capperi sono caratteristici delle Cicladi. Il terreno arido e roccioso delle isole ben si adatta alla pianta che cresce spontanea tra le rocce o sui muri di pietra. Gli abitanti, beati loro, bisogna dirlo ormai, una volta scappavano tutti per andare ad Atene, ora chi ci vive è considerato privilegiato e a ragione veduta, dicevo gli abitanti raccolgono i capperi e li preparano o “alla santoriniota” cioè li fanno essiccare al sole, oppure in salamoia o sotto sale. Insieme ai boccioli raccolgono e mettono in salamoia anche i cetriolini alias cucunci e le foglie della serie “nulla viene sprecato”. Le foglie sono molto apprezzate alle isole di Tinos e Syros come riporta Dimitris Rousounelos nel suo prezioso libro “La cucina di Mykonos”. Peccato che qui non le trovo da nessuna parte. Ne faccio scorta quando vado in Grecia, sono deliziose per arricchire le insalate e già che ci sono lancio un appello: se qualcuno sa dove posso trovare foglie di capperi in salamoia me lo faccia sapere per favore!!

Questo piatto che mi è sembrato quasi bizzarro quando ne ho sentito parlare, l'ho mangiato per la prima volta qualche mese fa in una taverna ateniese per accompagnare un poco di vino. Si prepara con i capperi, i cucunci sono una mia iniziativa!!!!!
Si può semplicemente mangiarlo così, con del pane, oppure “maritare” la fava, ma accompagna deliziosamente anche del pesce al forno.


Ingredienti:
  • 50 / 70 gr. capperi o  cucunci 
  • 2 cucchiai di olio evo
  • 1 cipolla  tritata
  • 1 bicchiere di vino bianco
  • 1 pomodoro grande maturo (in alternativa 1 piccola scatola di polpa di pomodoro)
  • fior di sale
  • pepe macinato fresco

Procedimento:
Se i capperi sono sotto sale dissalarli mettendoli in ammollo in acqua fredda per un'ora e cambiando l'acqua 3 – 4 volte. Se sono invece in salamoia, sciacquarli abbondantemente sott'acqua corrente.
In entrambi i casi asciugarli bene.
Versare l'olio in una padella e far appassire a fiamma bassa la cipolla.
Incidere una croce sulla base del pomodoro, metterlo in acqua bollente per 2 minuti, spellarlo e tagliarlo a cubetto.
Aggiungere il pomodoro alla cipolla e quando avrà staccato il bollore, sfumare con il vino.
Lasciare evaporare per 2 minuti e aggiungere i capperi interi se sono piccoli o tritati grossolanamente dopo aver scartato il gambo se sono cucunci.
Salare, macinare del pepe, coprire e cuocere a fiamma lenta per circa 15  minuti.
Ritirare dal fuoco, lasciare intiepidire e servire come più vi piace!!!!




vassilopita al mandarino


In Grecia sei ciò che dichiari; si dice spesso, nella certezza che attribuendosi una caratteristica ciò sia o diventi verità. In linea di massima il principio non è sbagliato, chi ha frequentato un corso o seminario di PNL et similia sicuramente trova dei riferimenti!
D'altronde, come leggevo qualche tempo fa, perdonatemi se non ricordo dove, c'è stato qualche prete che battezzando la carne “pesce” ha potuto consumarla senza peccare in tempi di digiuno ecclesiastico!!!!
E' quello che mi è venuto in mente quando cercavo una ricetta di vassilopita per augurarvi il buon anno. Sono stata inondata da una miriade di ricette, le più disparate! Da quelle salate che si usano tradizionalmente nella Grecia continentale a quelle dolci con forma e texture che vanno dal cake al panettone!!! e decorate con le più trendy tecniche del cake design!

“Panta rei”, indubbiamente, ma leggendo il rigido disciplinare perchè un lievitato sia chiamato “Panettone” ho automaticamente pensato alla vassilopita e alle sue mille versioni, varianti e interpretazioni spesso arbitrarie, tanto da decidere che il comune denominatore di questo preparato dolce o salato che sia, è la moneta portafortuna che nasconde dentro di sé. "Vassilopita pertanto è una preparazione dolce o salata che racchiude dentro di sè una moneta portafortuna". E' questa alla fine la mia definizione.
Vi auguro quindi di trovare la moneta portafortuna e auguro a tutti quanti un Buon Anno, pieno di salute e  benessere con questa vassilopita che ho copiato dal blog di Vita. E' una ricetta di sua mamma, cretese verace, che ha riscoperto sfogliando vecchi quaderni. Buonissima per essere mangiata da sola, ma ancora più buona per accompagnare una tazza di caffè filtro fumante!

Nota: l'aggiunta di mandorle è cioccolato è stata una sua iniziativa che ho ripreso pari pari, ma non erano contemplati nella ricetta originale.

Ingredienti:
  • 200 gr. di burro a temperatura ambiente
  • 300 gr. di zucchero semolato
  • 180 ml di succo di mandarini
  • la scorza grattugiata di 2 mandarini (non trattati)
  • 4 uova
  • 50 ml di amaretto (o altro liquore di vostro gusto)
  • 400 gr. di farina 00
  • 2 cucchiaini rasi di baking powder
  • 40 gr. di mandorle già sgusciate
  • 30 gr. di scaglie di cioccolato

Procedimento:
Un'ora prima di iniziare togliere il burro dal frigorifero e portarlo a temperatura ambiente.
Scottare in acqua bollente per un minuto le mandorle. Scolare e sbucciarle. Tostarle a secco in una padella per 1 – 2 minuti senza perderle d'occhio perchè tendono a scurire in modo repentino. Una volta tostate, tritarle grossolanamente al coltello, oppure nel cutter, dando un paio di colpi.
Grattugiare 2 mandarini, prendere la scorza e tenerla da parte.
Spremere tutti quanti i mandarini, misurare 180 ml e tenere da parte.
Setacciare la farina con il baking powder, aggiungere il cioccolato, le mandorle e la scorza di mandarini. Mescolare bene.
Separare i tuorli dagli albumi delle uova e montare questi ultimi a neve ferma.
Mettere il burro in una ciotola e sbattere con lo zucchero finchè non diventi spumoso e cremoso.
Aggiungere uno alla volta i tuorli sbattendo sempre.
Unire il succo dei mandarini e l'amaretto.
Una volta amalgamato tutto, unire la farina e gli albumi montati alternandoli, in tre fasi, mescolando delicatamente con una spatola di silicone.
Accendere il forno a 200 gradi, modalità statica.
Prendere una teglia rotonda di 24 cm di diametro e imburrarla.
Tagliare un disco di carta forno di uguali dimensioni al fondo della teglia e ricoprirlo.
Versare il composto preparato e livellare bene, sbattendo sul tavolo più volte.
Avvolgere in carta alluminio una moneta dopo che l'avrete lavata e asciugata e infilarla in un punto qualsiasi della torta.
Infornare, abbassare a 180 gradi e cuocere per circa 1 ora. Ai 50 minuti di cottura fare la prova stecchino (o coltello). Se esce pulito, la torta è pronta.
Togliere dal forno, lasciare raffreddare completamente, capovolgere sul piatto di portata e cospargere di zucchero a velo oppure decoratele come più vi piace!




uva in agrodolce / stafylia toursi



Frutta e verdura in salamoia, sotto sale, essiccati, sott'aceto, canditi, marmellate, confetture etc. sono nati dalla necessità di conservare gli alimenti in epoche in cui il frigorifero non esisteva e il trasporto non avveniva certamente in tempi supersonici come ora.
L'invenzione del frigorifero ha definitivamente cambiato un certo modo di concepire la cucina che pur nella sua stagionalità, attraverso tecniche di essiccazione, di salatura, etc si potevano anche in epoche remote mangiare pomodori e fragole in inverno, uva in primavera, cavoli in estate e via dicendo.

La necessità di fare scorte e conservarle, perlomeno per chi vive in città non c'è da tanti anni ormai, si trova tutto e il più del tutto in qualsiasi ora del giorno e anche della notte, ma se vi dilettate nei metodi di conservazione oppure più semplicemente avete comprato più uva di quanta pensavate di voler mangiare e  prima che vada male, vi propongo questo modo di conservarla. E' molto semplice e vi permette di non buttar via nemmeno un acino. Potete accompagnare gli arrosti, i bolliti, oppure usarla sulle bruschette con dei formaggi, o anche arricchire le insalate insieme a delle noci e gorgonzola piccante.
Le spezie utilizzate possono essere cambiate, per esempio si può usare l' anice stellato, bacche di ginepro, rametti di rosmarino, chiodi di garofano, o anche peperoncino piccante se vi piace il piccante.

Ingredienti: (per un barattolo)
  • 360 gr. di uva (quella che volete ma possibilmente senza semi)
  • 180 ml di aceto di vino bianco
  • 180 ml di zucchero semolato
  • 1 ½ cucchiaino da tè di senape
  • 1 cucchiaino da tè di pepe nero in grani
  • 1 bastoncino di cannella
  • ½ cucchiaino da tè di sale
Procedimento:
Separare gli acini lasciando un pezzetto di picciolo, oppure semplicemente separare in grappoli piccoli.
Lavare bene l'uva e asciugarla.
Mettere in un pentolino tutti gli ingredienti insieme e far bollire per 3 minuti da quando stacca il bollore.
Mettere l'uva in un barattolo di vetro a chiusura ermetica lavato e asciugato e versare sopra il liquido bollente.
Chiudere e lasciare raffreddare e riposare per 8 ore. Dopodichè può essere già consumata.

Se invece volete conservarla a lungo, meglio procedere alla sterilizzazione. Immergere il barattolo o i barattoli in acqua fredda e far bollire per 30 minuti da quando stacca il bollore. Lasciare raffreddare nell'acqua. Conservare in luogo fresco e buio. Si conservano per 5-6 mesi ma con il tempo tendono a raggrinzirsi.
Ricetta da: akispetretzikis.com



patatopita / pasta fillo farcita con patate e mortadella



Ci sono tante versioni di patatopita. Con o senza la fillo che sarebbe sostanzialmente una sorta di gattò di patate, con salumi, con formaggi vari, qualcuno ci aggiunge anche la carne macinata. Per la mia patatopita che improvvisamente mi sono ricordata, ho seguito la ricetta di mia madre fatta eccezione per la mortadella; lei non ama nessun tipo di salume e mai li utilizza. A mio avviso però la mortadella ci va a nozze con le patate e quindi la scelta era quasi scontata. S invece si vuole, si può sostituire con del salame, pasta di salame, ora che ci penso provo con la nduia che adoro,  prosciutto cotto e volendola arricchire di  più si può anche aggiungere qualche dadino di scamorza affumicata o altro formaggio di vostra scelta.

Per la pasta questa volta e sempre su consiglio della mamma che in fatto di fillo è un asso, ho utilizzato 2/3 di farina di grano duro e 1/3 di farina 00. E' stato molto più facile tirarla e il risultato una volta cotta era ottimo. Fragrante con carattere e corpo, contrariamente alla fillo pronta (almeno quella che troviamo qui) che alla fin fine funge solo da involucro.


Ingredienti:
Pasta:
  • 10 – 12 fogli di pasta fillo (di cui la metà leggermente più grandi)
  • olio evo per oliare
Farcitura:
  • mezzo kilo di patate
  • 80 gr. di mortadella in una fetta unica
  • 1 uovo
  • 1 grande cipolla bianca tagliata a filetti
  • noce moscata
  • sale
  • pepe nero macinato fresco
  • 3 cucchiai di olio evo + altri 3

Procedimento:
Lavare le patate e lessarle in abbondante acqua leggermente salata.
Nel mentre, versare 3 cucchiai di olio evo in una casseruola e far stufare a fiamma bassa la cipolla, per 20 - 25 minuti. All’occorrenza aggiungere un po’ di acqua. La cipolla deve essere molto morbida, non deve avvertirsi tra i denti quando si mangia la patatopita. Quando è pronta, ritirare dal fuoco.
Tagliare a dadini la mortadella.
Quando le patate sono morbide, toglierle dall’acqua, sbucciarle e ridurle in purè con lo schiacciapatate oppure con una forchetta. Personalmente preferisco utilizzare la forchetta perchè il purè resta più grossolano e mi piace di più.
Aggiungere i 3 cucchiai restanti di olio evo, mescolare e lasciare raffreddare. Unire poi la mortadella, la noce moscata, l’uovo leggermente sbattuto, salare, macinare abbondante pepe nero, non lesinate per favore,  e unire la cipolla stufata. Mescolare accuratamente.
Accendere il forno a 180 gradi.
Oliare una teglia di circa 22 -23 cm di diametro. Stendere un foglio di pasta, di quelli più grandi, lasciando che fuoriescano i bordi. Farlo aderire alla teglia delicatamente con le mani. Spennellarlo con l’olio e stendere un secondo foglio. Oliarlo e procedere così fino alla stesura dell'ultimo foglio di quella metà più grandi che non si olia.
Versare la farcitura, livellare bene con un cucchiaio e coprire con un foglio di pasta. (di quelli più piccoli) Oliarlo e procedere così fino a esaurimento della pasta.
Oliare i bordi della fillo che penzolano e arrotolarli sulla pita stessa creando una sorta di corona. Oliare la corona formata e la superficie della pita.
Con un coltello affilato incidere le porzioni, senza arrivare fino in fondo alla teglia.
Infornare per circa 50 minuti.

Togliere dal forno, lasciare intiepidire senza mai coprirla pena l'inumidimento e la perdita della sua texture fragrante.



muffin salati con feta e olive kalamata



Olive e feta, olive e pomodoro, feta e pomodoro e sempre accompagnati da un pezzo di pane sono stati dei tipici spuntini greci e io rientro a pieno titolo in quel numero di persone che apprezzano questi spezzafame rustici, saporiti e poco anzi per nulla elaborati. Il passato è quasi d'obbligo perchè nell'epoca in cui io ero piccola la nostra alimentazione era basata soprattutto sulla materia prima e poco sulle tecniche di cottura e stravaganze varie!
Le mie preferenze gastronomiche non sono cambiate molto negli anni! Apprezzo ancora enormemente una fetta di pane buono con una manciata di olive e un pezzo di feta e le volte che trasformo questa merenda rustica in qualcosa di poco più elaborato, l'elemento/alimento greco resta  imprescindibile!

Questi muffin sono molto facili da fare e sono molto versatili. Si possono fare come ho fatto io qui con olive e feta, ma anche con olive e pomodori, con spinaci e feta per restare sempre in tema ellenico, ma ovviamente anche con gli ingredienti che più vi aggradano!


Ingredienti: (per 6 – 7 muffin)
  • 100 ml di latte
  • 1 uovo
  • 20 ml di olio evo
  • 120 gr. di farina 00
  • 1 cucchiaino raso da tè di baking powder (lievito in polvere)
  • un pizzico di sale
  • 10 olive kalamata
  • 80 gr. di feta
  • un pizzico di origano

Procedimento:
Accendere il forno a 180°.
Snocciolare le olive e tritarle molto grossolanamente al coltello.
Con una forchetta sbriciolare la feta.
In una bacinella setacciare la farina con il baking powder.
In un'altra bacinella versare il latte, aggiungere l'uovo leggermente sbattuto, l'olio e un pizzico di sale. Amalgamare con la frusta e versare il composto nella bacinella con la farina.
Mescolare, unire le olive, la feta e l'origano e mescolare di nuovo con un cucchiaio di legno per amalgamare tutti gli ingredienti.
Sistemare i pirottini in uno stampo per muffin e distribuire l'impasto.
Infornare per circa 25 minuti.
Togliere dal forno e lasciare raffreddare.

I muffin si conservano per un paio di giorni ma data la bontà e la quantità limitata finiscono immediatamente!!!





bulgur con cous cous di cavolfiore e feta



Ormai si trova in qualsiasi supermarket, ma fino a qualche anno fa me lo portavo dalla Grecia. Il bulgur, tanto odiato da generazioni di bambini, tanto bistrattato dagli adulti negli ultimi decenni quando imperava un certo lifestyle secondo il quale mangiare qualcosa di meno da un piatto di spaghetti all'astice era quasi un delitto, è tornato di gran moda, riscoperto dal ceto medio nel frattempo impoverito ma anche da diversi chef che lo propongono certamente non spartano come lo serviva a noi mia mamma, ma cucinato con moderne tecniche di cottura e arricchito con ingredienti che lo fanno letteralmente decollare!!!!

Il cavolfiore è un'ottima verdura invernale che ben si sposa con il bulgur, sia come sapore che come consistenza se lo si trita come suggerisco nel procedimento. Il risultato è ottimo, grani staccati tra di loro che ben si sentono sotto i denti. Per la sua cottura, il liquido che si usa, brodo di verdure o acqua, decidete voi, deve essere due volte il volume del bulgur. Misuro quindi il bulgur nella brocca millesimata, e se è 100 ml, devo usare 200 ml di liquido. Questo in linea generale, ma da bulgur a bulgur ci sono delle differenze, quindi se sulla confezione sono scritte le indicazioni di cottura meglio attenersi a quelle.


Ingredienti: (per due)
  • 1 cavolfiore piccolo
  • 120 gr. di bulgur
  • 220 ml di acqua calda leggermente salata o brodo vegetale
  • 1 cipolla bionda tritata
  • mezzo bicchiere di vino bianco
  • 1 scatola piccola di polpa di pomodoro
  • 1 peperoncino piccante tritato 
  • 100 gr. di feta
  • prezzemolo tritato
  • 4 cucchiai di olio evo
  • sale
Procedimento:
Pulire il cavolfiore eliminando foglie e gambi. Lavare accuratamente la metà delle cimette e asciugarle. L'altra metà usatele come volete, io le ho fatte toursìinsieme ad altre verdure.
Metterle nel frullatore e dare un paio di colpi per ridurle a una sorta di cous cous oppure in alternativa grattugiarle dai fori grossi della grattugia.
Versare l’olio evo in una casseruola e far stufare la cipolla insieme al peperoncino (se avete deciso di metterlo) a fiamma bassa per una decina di minuti.
Versare il bulgur e tostarlo per 2 minuti. Sfumare con il vino e alzare la fiamma per far evaporare l’alcool. Aggiungere la polpa di pomodoro e l'acqua calda leggermente salata. Mescolare, abbassare la fiamma e coprire.
A metà cottura unire il cavolfiore tritato e mescolare. Continuare la cottura controllando i liquidi. Se serve, aggiungerne un poco di acqua calda.
Un paio di minuti prima di fine cottura aggiungere la feta e del prezzemolo tritato, mescolare per far sciogliere il formaggio, aggiustare di sale se necessario e ultimare la cottura.

Ritirare dal fuoco, coprire la casseruola con un tovagliolo e metterci sopra il coperchio. Sserve per far assorbire i vapori ed evitare di avere i chicchi del bulgur attaccati tra di loro. Lasciare riposare per 5 minuti, sgranare con una forchetta  e servire con dell'altra feta sbriciolata, del prezzemolo tritato e un giro di olio evo.



the junk food: corn dog



Va bene che la alimentazione greca è estremamente salutare ed equilibrata, ma ogni tanto una trasgressione ci vuole! Non che non si possa trasgredire anche restando in ambito di cucina greca, per carità!!! “Quanta carne mangiano i greci” è un leitmotiv che sento da chiunque torni dalla Grecia e ha avuto un contatto superficiale con la sua cucina. In parte è vero, o meglio era vero, il benessere li ha ubriacati ma dopo il hangover pian piano si stanno riprendendo volenti per ragioni di salute e forma fisica, nolenti per ragioni economiche!
Tutti quanti però adorano le porcherie e ogni tanto ci si concede qualcuna; in in Grecia si trova di tutto e anche di più!!!

Per i corn dogs, importati dall'America, le uniche salsicce previste sono i wurstel che in Grecia poi si chiamano salsicce di Francoforte. Se li volete fare fateli; sono veramente golosissimi, assicuro, seppur impegnativi da digerire. Non esagerate però mi raccomando... Un paio di volte all'anno è anche troppo!!!!

Ingredienti:
  • 6 wurstel o quanti ne volete (anche di pollo nelle dimensioni che preferite)
  • olio di arachidi per friggere
Pastella:
  • 100 gr. farina di mais
  • 100 gr. di farina 00
  • 1 uovo
  • 200 ml di latte
  • ½ cucchiaino di bicarbonato
  • ½ cucchiaino di baking powder
  • 1 pizzico di sale
  • 1 pizzico di zucchero
Per accompagnare:
  • senape
  • ketchup
  • salsa barbecue
  • altre salse a piacere
Procedimento:
Tagliare i wurstel a metà e infilarli in spiedini.
Preparare la pastella mescolando tutti gli ingredienti, amalgamando bene con la frusta.
Scaldare abbondante olio in una padella.
Passare i wurstel nella pastella coprendoli totalmente e subito dopo nella padella; friggerli fino a doratura.

Servire con le salse che volete e con patatine fritte; fate per favore anche un'insalata a foglia per alleviare i sensi di colpa!!!!




kok


Quando la pasticceria greca era quasi esclusivamente improntata su quella orientale, il kok, insieme a qualche altra pasta è stato il dolce che ci ha fatto prendere un vago contatto con la pasticceria “occidentale”. Dolce dell'infanzia rètro e amato a suo tempo, snobbato poi, mi è tornato in mente di recente e ho pensato di proporlo.
Perchè si chiami kok non è dato da sapere ma immagino sia dovuto al colore nero che a qualche fantasioso personaggio che l'ha battezzato ricordava il carbone coke!!!

Comunque sia, questo dolce che sembrava tanto laborioso da non poter essere preparato in casa, almeno a casa mia, non è altro che pandispagna farcito con crema pasticcera e ricoperto con una glassa di cioccolato.
La ricetta originale prevede per la farcitura la crema pasticcera ma che  ho arbitrariamente sostituito con una mousse di panna e yogurt greco alla fragola.


Ingredienti: (per circa 30 pezzi)
Farcitura:
  • 200 ml di panna da montare
  • 50 gr. di zucchero a velo
  • 100 gr. di yogurt greco alla fragola
Pandispagna:
  • 140 gr. di zucchero
  • 6 tuorli
  • 6 albumi
  • 125 gr. di farina 00
  • 50 gr. di amido di mais
Sciroppo:
  • 150 gr. di acqua
  • 150 gr. di zucchero
Glassa:
  • 250 gr. di cioccolato fondente 55% tritato al coltello
  • 250 gr. di panna 35% di grassi
  • 1 cucchiaino di miele
Procedimento:
Farcitura:
10 minuti prima di montare la panna toglierla da reparto frigorifero e metterla nel freezer. Mettere nel freezer anche unala bacinella di metallo dove andremo a montarla.
Montare la panna a neve ferma con le fruste girando sempre nella stessa direzione aggiungere lo zucchero a velo con un setaccio. Aggiungere anche lo yogurte greco alla fragola e amalgamare il tutto con una spatola di silicone. Coprire con pellicola trasparente a contatto e porre in frigorifero per 2 ore.
Pandispagna:
Accendere il forno a 180 gradi.
In un recipiente sbattere con le frusta i tuorli con 100 gr. di zucchero finchè non diventano bianchi e spumosi. In un altro recipiente fare una meringa sbattendo il resto dello zucchero con gli albumi a neve ferma. Aggiungere la metà della meringa ai tuorli, incorporare delicatamente con una spatola e aggiungere pian piano la farina con l'amido di mais. Incorporare la meringa rimanente.
Rivestire una teglia con carta forno. Mettere l'impasto in una sac a poche con un becuccio largo tondo e formare dei dischi di diametro 4-5 cm.
Infornare e cuocere per 12 – 15 minuti, fino a doratura.
Togliere dal forno e lasciare raffreddare.
Sciroppo:
Versare in un pentolino lo zucchero e l'acqua e far bollire per 2 minuti da quando stacca il bollore.
A piacere aggiungere un cucchiaio di liquore (facoltativo).
Lasciare raffreddare leggermente.
Con un pennello bagnare leggermente dalla parte piattala metà dei dischi di pandispagna.
Glassa:
In una ciotola versare il cioccolato tritato. Versare sopra la panna bollita per 1 minuto. Aggiungere il miele, aspettare 2 minuti e mescolare. Mettere la glassa per 10 minuti nel frigorifero affinchè si rapprenda leggermente.
Prendere l'altra metà dei dischi di pandispagna, quelli senza la bagna e tuffarli dalla parte convessa (quella bombata) nel cioccolato. Sistemare in una gratella finchè non solidifichi la glassa.
Assemblaggio:
Togliere la crema dal frigorifero.
Prendere i dischi irrorati con la bagna e spalmare sopra uno strato abbondante di crema. Metterci sopra un disco ricoperto con la glassa.




moschari stifado / vitello stufato con le cipolline


Quando ci si accinge a preparare uno dei classici invernali della tavola domenicale, la domanda quasi sempre è: “con patate o piselli”? Parlo ovviamente dello spezzatino che alcuni riescono a concepire soltanto con piselli e altri, me inclusa che tra patate e piselli non c'è storia! Patate e ancora patate!
Esiste però anche una terza via fatta di cipolline!! Spezzatino con cipolline quindi, alias stifado.
Ho parlato diverse volte dello stifado e ne ho proposto varie versioni: con le seppie, con i funghi, con le prugne etc ma riepilogo per i più distratti!!!!

L'ingrediente sine qua non perchè una preparazione si possa chiamare stifado sono le cipolline; piccole e intere in genere, ma anche cipolle tagliate a filetti più raramente, come nella cucina cretese per esempio. Comunque sia, le cipolle ci devono essere, abbondanti, co-protagoniste; possiamo dire che generalmente devono essere di pari peso all'ingrediente base che dà il nome al piatto.
Scegliete dunque delle belle cipolline e provate questo spezzatino molto greco! Sono certa se ne aggiungerà  una terza opzione quando vi accingerete a prepararne uno!!!


Ingredienti: (per 4 persone)
Per la carne:
  • 1 kg di carne di vitello (sottospalla)
  • 1 cipolla tritata
  • 1 scatola di pomodori pelati sminuzzati al coltello
  • 1/2 bicchiere di vino bianco
  • 4 cucchiai di olio evo
  • sale
  • pepe macinato fresco
  • 1 bastoncino di cannella
  • 2-3 chiodi di garofano
  • 2 grani di pimento pestati
  • 1 foglia di alloro
Per le cipolline:
  • 1 kg di cipolline
  • 4 cucchiai di olio evo
  • 50 ml di aceto balsamico
  • sale
Procedimento:
Carne:
Portare la carne a temperatura ambiente, tagliarla a cubetti e tamponarli con carta assorbente.
Passare poi al soffritto di cipolla. Versare 2 cucchiai di olio evo in una padella e aggiungere la cipolla tritata. Far appassire a fiamma bassa per dieci minuti, aggiungendo uno / due cucchiai di acqua calda.
Nel mentre, scaldare l'olio in una casseruola e rosolare pochi pezzi alla volta la carne da tutti i lati.
Man mano che rosolate la carne, sistemate i pezzi pronti in un piatto.
Quando avrete rosolato anche gli ultimi pezzi, unite tutta la carne con i sughi che avrà rilasciato nella casseruola e dopo qualche momento sfumare con il vino. Dopo 2 minuti aggiungere la cipolla stufata e la polpa di pomodoro. Salare leggermente, macinare del pepe, aggiungere il resto delle spezie, la foglia di alloro e tanta acqua fino a coprire la carne a metà.
Coprire e cuocere a fiamma dolce per un'ora e mezzo e anche oltre se serve, finchè la carne non diventi tenera. Durante la cottura controllare spesso i liquidi, aggiungendo mezzo mestolo di acqua calda ogni qualvolta asciughi troppo.
Cipolline:
Mentre la carne cuoce, spellare le cipolline, lavarle e asciugarle bene.
In una casseruola scaldare l'olio e farle rosolare a fiamma vivace finchè non diventino belle colorate di un biondo scuro. Le cipolline dello stifado devono essere morbide ma non disfatte; devono trovare un po' di resistenza sotto i denti, pertanto non bisogna esagerare con la cottura. Quando quindi saranno dorate versare l'aceto balsamico, salare e cuocere ancora per due /tre minuti quindi ritirare dal fuoco.
Finitura:
Quando la carne sarà tenera, aggiungere nella casseruola le cipolline e mescolare.
Controllare il sale e cuocere finchè le cipolline non raggiungano la consistenza che ho detto prima. Il tempo della cottura non lo indico perchè tutto dipende dalle cipolline. Per le mie, sono bastati circa 10 minuti.
A questo punto ritirare dal fuoco, togliere la foglia di alloro e il bastoncino di cannella, far riposare 10 minuti e servire con del riso pilaf e/o patate fritte.

Note: se volete potete infarinare la carne prima di rosolarla. Io non l'ho fatto, perchè la salsa deve essere un po' liquida per poter condire sufficientemente il riso pilaf o pucciare del pane!

Spesso leggo di utilizzare pomodori freschi. Non fate l'errore di farlo. Vero che si trovano anche in inverno, ma checchè se ne dica, non sempre il prodotto fresco è meglio di quello conservato. In questo caso sicuramente no!.




cake all' arancia, uvetta e noci



Le parole cake, baking powder, corn flower e tante riferite alla pasticceria, fanno parte del vocabolario da tempo immemore! Sono parole che ha sempre usato mia mamma e tutte le donne dalla sua generazione in poi quando si mettevano a preparare un dolce in casa.
Il linguaggio della pasticceria greca che rifletteva esattamente il modo di concepirla, era sostanzialmente sprovvisto di questi termini poco utilizzati e utilizzabili in quella tradizionale, fatta sostanzialmente di pasta fillo e kataifi, frutta secca e fresca, miele o sciroppo.
L'importazione di parole straniere per descrivere un certo tipo di dolci “all'occidentale” e la loro preparazione è stato inevitabile e con il tempo queste parole sono state assimilate a tal punto, come del resto succede sempre ovunque, che ormai non è raro sentirsi chiamare un cake “kekaki”, usando uno di quei diminutivi vezzeggiativi che io per inciso proprio non sopporto!

La ricetta di oggi quindi è un cake e non una torta, semplice, facile, veloce e buonissimo. Provatelo! Per la colazione e/o per sbocconcellarla accompagnando una tazza di caffè filtro oppure di thè!
Sostituite se volete le pecan con noci nostrane, la sultanina con uvetta di Korinto oppure con altra frutta essiccata  a piacere!


Ingredienti:
  • 120 gr. di zucchero semolato
  • 3 uova
  • il succo e la scorza grattugiata di un'arancia
  • 160 gr. di farina 00
  • un pizzico di sale
  • 1 cucchiaino di baking powder (lievito istantaneo in polvere)
  • 70 gr. di uva sultanina
  • 10 – 12 noci pecan pestate grossolanamente nel mortaio oppure tritate con un paio di giri nel mixer
  • burro per imburrare lo stampo
Procedimento:
Imburrare uno stampo da plumcake e accendere il forno a 180 gradi.
Separare i tuorli dagli albumi.
In una ciotola sbattere i tuorli con lo zucchero finchè non diventa spumoso. Aggiungere la scorza e il succo di arancia e mescolare.
Setacciare la farina con il lievito e un pizzico di sale.
Montare a neve ferma gli albumi con una goccia di limone.
Aggiungere la farina nella ciotola dei tuorli/zucchero e amalgamare con una spatola.
Unire le uvette e le noci, mescolare.
Aggiungere gli albumi e amalgamare con una spatola di silicone con movimenti delicati dal basso verso l'alto.
Infine versare il composto nello stampo da plumcake imburrato, livellare sbattendo sul piano di lavoro lo stampo e infornare per circa 40 minuti. Prima di sfornare fare la prova stecchino. Infilzarne uno nel cake. Se esce pulito, il cake è pronto.
Sfornare e lasciare raffreddare completamente prima di sformare.




pizza express


La settimana non è fatta solo di Sabati e di Domeniche e potrei aggiungere un purtroppo ma non lo faccio anche perchè non sono sicurissima che vorrei fosse così!!! Ci sono ben altri cinque giorni che nonostante i buoni propositi per una buona organizzazione della cucina, spesso ci si riduce a tornare a casa la sera e oltre a non aver previsto nulla per la cena manca anche l'energia per uscire. Quelle sere un pò così,  le alternative sono due: ordinare qualcosa tramite app o telefono, ormai tutti ti portano a casa di tutto.... oppure tirare fuori dal freezer qualche pita per souvlaki cui non sono mai sprovvista; quando vado il Grecia me le porto a dozzine e le surgelo oppure le faccio io seguendo questa ricettache è tra le migliori provate!

La soluzione è davvero ottima, le pites si scongelano velocemente, il tempo di raccogliere i vari ingredienti e prepararli per condirla. Per il condimento si può usare qualsiasi cosa si abbia in frigorifero. Mozzarella o altri formaggi a dadini o grattugiati, salumi, verdure etc.


Ingredienti: (per 1 persona)
  • 1 pita per souvlaki
  • 2 cucchiai di passata di pomodoro
  • qualche fogliolina di basilico fresco oppure un pizzico di basilico secco
  • mezza mozzarella fiordilatte tagliata a dadini
  • ½ peperone corno verde tagliato a striscioline sottilissime
  • 2 – 3 fette di salame milano o altro di vostra scelta tritate al coltello
  • olio evo
  • 1 uovo
Procedimento:
Se la pita è surgelata, toglierla dal freezer e farla scongelare. Mettere i dadini della mozzarella in un colito sistemato sopra una tazzona per far gocciolare i liquidi.
Accendere il forno a 200 gradi.
Mettere la pita sulla leccarda, spalmarla con la passata di pomodoro e distribuire i dadini di fiordilatte. Salare leggermente, cospargere il basilico,versare un filo di olio e infornare per 8 minuti.

Togliere dal forno, distribuire il peperone e il salame e rompere nel mezzo un uovo. Salare l'uovo, macinare del pepe nero e infornare di nuovo per altri 10 minuti.

Ricette simili: la pita a pizza




pastitsio





Curiosamente e per qualche strano motivo che non riesco a spiegarmi, da tutte le versioni del pastitsio che ho postato finora, manca quella classica che non oso definire tradizionale per svariati motivi. Il primo è che il pastitsio come si evince anche dal suo nome sicuramente non è di origine greca ma italiana e in Grecia è arrivato attraverso le isole ionie, culturalmente molto vicine all’Italia con tradizioni e pietanze gastronomiche che spesso richiamano quelle italiane. Il secondo motivo è che la versione del pastitsio che è stato tanto amato, tutt’ora lo è, da tutti i greci, è la versione imborghesita di quello che è considerato il primo chef greco riconosciuto come tale, Nikolaos Tselementès, il quale, avendo studiato e lavorato in Francia ha ben pensato di importare usanze forestiere nel paese tra cui anche la besciamella. Era un’intuizione geniale senza la quale non avremmo né il moussakas come lo conosciamo oggi e nemmeno il pastitsio come lo conosciamo oggi e come tutte le mamme da Tselementès in poi hanno preparato e continuano a preparare.

Essendo creazione di uno chef, è una delle poche ricette codificate rigorosamente della cucina greca, ma qualche licenza la si può prendere… e io ne ho preso due: la prima riguarda il battuto di carota cipolla sedano (nella versione originale si usa cipolla e uno spicchio di aglio); la seconda riguarda il ragù dove ho mischiato carne di manzo e di maiale (nella ricetta originale si usa carne di manzo).


Ingredienti: (per 4-5 persone)
Ragù:
  • 300 gr. di carne macinata (200 gr. di manzo e 100 di maiale)
  • 1 carota piccola
  • 1 piccola costa di sedano
  • 1 cipolla bionda media tritata
  • 5 cucchiai di olio evo
  • mezzo bicchiere di vino bianco secco
  • 200 gr. di polpa di pomodoro
  • 1 bastoncino di cannella
  • 1 foglia di alloro
  • sale
  • pepe macinato fresco
Besciamella:
  • 40 gr. di burro
  • 40 gr. di farina 00
  • ½ litro di latte intero
  • 2 tuorli
  • noce moscata
  • pepe bianco macinato fresco
  • sale
Pasta:
  • 300 gr. di bucatini
  • 2 albumi
  • 1 noce di burro
In più:
  • pecorino romano grattugiato
  • burro per la pirofila
  • pangrattato per la pirofila

Procedimento:
Ragù:
Cominciare da questo che se potete preparatelo la sera per portarvi avanti con il lavoro.
Tritare fini fini la cipolla, la costa di sedano e la carota.
Versare l’olio in una casseruola e aggiungere il battuto di verdure. Far stufare a fiamma lenta per una ventina di minuti, aggiungendo all’occorrenza uno o due cucchiai di acqua calda.
Mentre si prepara il soffritto, mettere in un’altra casseruola, meglio bassa e larga la carne macinata e farla rosolare a fiamma media senza aggiungere grassi e mescolando spesso con un cucchiaio di legno fino a chè non cambi completamente colore e non si sgrani del tutto.
Sfumare con il vino e dopo due minuti aggiungere il soffritto di verdure. Mescolare, unire la polpa di pomodoro, salare leggermente, macinare del pepe e aggiungere il bastoncino di cannella e la foglia di alloro. Coprire, abbassare la fiamma e far cuocere per 1 ora. Se il ragù dovesse asciugare troppo aggiungere un poco di brodo di carne se l’avete a disposizione, diversamente poca acqua calda.
Pronto il ragù, ritirarlo dal fuoco, togliere il bastoncino di cannella e la foglia di alloro e lasciare riposare qualche ora.
Besciamella:
Mettere in un pentolino il burro, farlo sciogliere su fiamma bassa e dopo circa mezzo minuto aggiungere la farina tutta in una volta. Mescolare sempre con un cucchiaio di legno fino a che il roux non diventi di un colore nocciola chiaro. In linea di massima ci vorranno 4-5 minuti.
Raggiunto questo colore, versare il latte (freddo da frigo oppure a temperatura ambiente) tutto in una volta nel pentolino e cominciare a mescolare con la frusta continuamente per non far attaccare la salsa sul fondo del pentolino.
Grattugiare un poco di noce moscata, macinare del pepe bianco, salare leggermente e quando la besciamella avrà raggiunto una consistenza abbastanza densa ritirare dal fuoco. Coprire con della pellicola trasparente a contatto per non far formare la pellicina. Quando si sarà intiepidita, incorporare uno alla volta i tuorli mescolando con la frusta. Ricoprire con la pellicola e lasciare da parte.
Pasta:
Lessare la pasta in abbondante acqua salata (almeno 1 litro di acqua per 100 gr. di pasta, quindi nella fattispecie almeno 3 litri) per un paio di minuti in meno di quanto indicato sulla confezione. Per esempio nella mia erano indicati 8 minuti e ho scolato raggiunti i 6 minuti.
Scolare quindi la pasta una volta lessata, versarla in una ciotola grande con una noce di burro e incorporare le due chiare d’uovo montate leggermente a neve. Mescolare bene.
Assemblaggio e finitura:
Accendere il forno a 180 gradi.
Imburrare una pirofila di 26 x 18 cm circa e cospargerla di pangrattato. Rovesciarla e scuoterla per togliere il pangrattato in eccesso.
Versare la metà della pasta e livellare bene. Cospargere del pecorino grattugiato e distribuire uniformemente il ragù. Livellare bene, cospargere di nuovo del pecorino e versare il resto della pasta uniformemente. Versare la besciamella in modo uniforme, livellare e finire con del pecorino grattugiato.
Infornare per circa 40 minuti di cui gli ultimi 5 in modalità grill per far prendere colore al pastitsio.
Togliere dal forno, lasciare riposare per 15 minuti, fare le porzioni e servire!!!!!
Noi lo mangiamo come piatto unico accompagnato da insalate e preceduto da qualche mezès.

Vale tutte le calorie che fornisce!!!! Fatelo!!!!!!

Ricette simili: pastitsio veneziano
                      pastitsio in pasta fillo
                      pastitsio con pasta piccola
           




cappelli d'oro 2017 / xrysoi skoufoi 2017


Sono 24 i ristoranti sparsi per il paese cui sono stati assegnati gli agognati Cappelli d'Oro. La 24ma edizione della premiazione che ha avuto luogo il 13 di febbraio al prestigioso e sontuoso hotel ateniese “Grande Bretagne” non ha riservato grandi sorprese; i risultati erano attesi almeno per quanto riguarda i primissimi posti, anche se non sono mancate delle novità, come le 5 new entry. New entry anche il Patio, dichiarato dal CNN tra i migliori ristoranti al mondo per il 2017.
Altra novità, istituita per la prima volta in questa edizione, il premio del pubblico che attraverso un sistema di nomine, è andato al “Pelagos Seaside Restaurant, a Ierapetra – Creta”.

Cucina greca contemporanea per la maggior parte dei ristoranti premiati, cucina internazionale contemporanea molto presente, cucina francese con Spondì e cucina giapponese con Matsuhisa Athens e Matsuhisa Mykonos.
Di seguito tutti i ristoranti premiati con i cappelli e il punteggio assegnati.



Punteggio: 16,5/20
Kato Korakiana – Corfù
Cucina greca contemporanea

Keramikos – Atene
Cucina greca contemporanea


Punteggio: 16/20

Botrini's
Chalandri – Atene
Cucina internazionale contemporanea

Pagrati – Atene
Cucina francese

Mikrolimano – Pireo
Cucina greca contemporanea


Punteggio: 15,50/20

Megali Ammos – Mykonos
Cucina greca contemporanea

Matsuhisa Athens
Vouliagmeni – Atene
Cucina giapponese

Squirrel
Nikiti – Calcidica
Cucina internazionale contemporanea
Vourvouroù – Calcidica
Cucina greca contemporanea

Tudor Hall
Atene Centro
Cucina greca contemporanea

Sani – Calcidica
Cucina internazionale contemporanea

Punteggio: 15/20

Alfredo's Gran Dining
Dintorni Aeroporto di Salonicco
Cucina internazionale contemporanea

Calypso
Elounta – Lasithi – Creta
Cucina Internazionale contemporanea
Ilisia – Atene
Cucina internazionale contemporanea
Neos Kosmos – Atene
Cucina greca contemporanea

GB Roof Garden (new entry)
Atene – Centro
Cucina internazionale contemporanea

Koukoumavlos
Fira – Santorini
Cucina internazionale contemporanea
Oia – Santorini
Cucina internazionale contemporanea
Chora – Mykonos
Cucina giapponese

Sani – Calcidica
Cucina greca contemporanea

Ocean Restaurant (new entry)
Aghios Nikolaos – Lasithi – Creta
Cucina internazionale contemporanea
Vouliagmeni – Atene
Cucina internazionale contemporanea

Santoro (new entry)
Imerovigli – Santorini
Cucina greca contemporanea
Pyrgos – Santorini
Cucina greca contemporanea

karydokeftedes / polpette di noci


Quando la carne era un privilegio per pochi e agognata da tutti, cioè esattamente l'opposto di quanto succede attualmente, ingredienti che oggi potremmo definire “strani” se non fosse per un'idea di cucina creativa che ci fa accostare ingredienti che mai avremmo usato pochissimi anni fa, venivano utilizzati sia per sopperire alla mancanza di carne, sia per utilizzare quello che c'era ed era di facile accesso.
Come questa ricetta che sostituisce la carne con le noci. Il risultato finale è intrigante; sembrano di carne!

I karydokeftedes (polpette di noci) sono una ricetta tradizionale dei Vlachoi, gruppi nomadi che si occupavano di pastorizia e si muovevano tra le montagne della Grecia del Nord, stazionando nelle aree intorno alla montagna di Pindos, a Metsovo, e nelle valli a Sud come racconta Diane Kochylas, cuoca che vive tra New York e Ikaria, sua isola natia.

Ingredienti: (per circa 10 polpette)
  • 100 gr. di noci (pesate sgusciate)
  • 1 patata di 70 – 80 grammi
  • 1 spicchio di aglio tritato
  • 1 cipolla piccola tritata finissima
  • un cucchiaino di menta fresca tritata oppure mezzo di menta secca
  • 60 gr. di farina 0
  • ½ cucchiaino di biccarbonato
  • sale
  • pepe macinato fresco
  • olio di arachidi per friggere

Procedimento:
Pestare le noci nel mortaio oppure tritarle nel blender un po' grossolanamente senza ridurle in farina.
Pelare la patata e grattugiarla dai fori grossi della grattugia. Non buttare il liquido che ne esce, è quello che serve per legare gli ingredienti.
Mettere in una ciotola la farina con il bicarbonato.
Aggiungere le noci tritate, la patata grattugiata, la cipolla e lo spicchio di aglio, il sale e il pepe, la menta.
Amalgamare tutti gli ingredienti impastando qualche minuto con le mani. Coprire la ciotola e mettere in frigo per mezz'ora.
Togliere dal frigorifere e prendere una piccola quantità (circa un cucchiaio) di impasto alla volta. Plasmare delle polpettine e schiacciare leggermente per dare una forma un po' piatta.
Versare olio di arachidi per 5 cm in una padella e scaldarlo a 180 gradi.
Friggere poche alla volta le polpettine girandole una volta, per circa 1 minuto – un minuto e mezzo per lato e comunque finchè non diventino di un bel colore biondo.
Togliere dalla padella e sistemare su carta assorbente.

Servire calde con un formaggio spalmabile come la robiola fresca, oppure dello yogurt greco con aggiunta di qualche goccia di limone, sale e un giro di olio.




seppie all'aceto e rosmarino


Uno dei cardini dell'essere ortodosso praticante è il digiuno ecclesiastico. Studiandolo si comprende la sua funzionalità rispetto alla purificazione e all'autocontrollo del corpo e della mente. Immagino non siano questi i motivi per i quali è stato imposto, oppure si, non possiamo saperlo, ma praticato con rigore apporta tanti benefici al corpo, all'anima e al pianeta intero.
Il digiuno quaresimale che precede la Pasqua che prevede l'astinenza da carni, latticini e uova ma in alcuni giorni anche dall'olio è quello più sentito. Anche chi generalmente non segui e dettami della chiesa in un qualche modo emotivamente sente di dover aderire, sia pure per un breve periodo se non per tutti i 40 giorni canonici.
La lunga quaresima si apre con il “Lunedì della purificazione” - Katharà Deftera” che quest'anno cade il 27 di febbraio, lunedì prossimo quindi. No a carne, latticini e uova, ma si agli spaghetti all'astice, ai vassoi stracolmi di gamberoni, alle vongole veraci, alle capesante, ai polpi, alle seppie e ai calamari, alle taramosalate e bottarghe varie per quel giorno!
Tanta abbondanza e grazia di Dio, ma d'altronde è festa. Seguono poi subito dopo 40 giorni di magro....
Il piatto che propongo oggi, adattissimo per il Lunedì della Purificazione, è uno dei piatti successo del Kafeneio “Ermìs” a Mytilini, come leggo alla rivista “gastronomos”.

Ingredienti: (per 4)
  • 1 kg di seppie
  • 100 ml di aceto di vino bianco
  • 50 ml di vino bianco
  • gli aghi di un rametto di rosmarino tritati
  • sale
  • pepe bianco macinato fresco
  • farina per infarinare + 1 cucchiaio
  • olio di arachidi
Procedimento:
Per prima cosa pulire le seppie, lavarle bene e se sono grandi tagliarle a pezzi di 3 cm. Se sono piccole lasciatele pure intere. Asciugarle con carta assorbente e infarinarle leggermente.
Versare dell'olio di arachidi in una padella e friggere poche alla volta le seppie infarinate per un minuto, un minuto e mezzo.
Toglierle dalla padella e adagiarle su carta assorbente.
Togliere l'olio dalla padella lasciandone pochissimo e versare un cucchiaio di farina. Mescolare e far rosolare fino a un colore biondo chiaro, mezzo minuto circa.
Versare l'aceto e il vino, unire le seppie, scuotere la padella per distribuire la salsa, abbassare la fiamma al minimo aggiungere il rosmarino tritato, salare e macinare del pepe.
Cuocere per 4 minuti, ritirare dal fuoco e servire con del riso pilaf e insalata verde.




kritharotto allo scoglio


Da quando abbiamo imparato a fare il risotto abbiamo cominciato a risottare anche la pasta, sopratutto quella che in Grecia si chiama “kritharaki” (orzo piccolo) che in Italia corrisponde ai risoni. E' un formato di pasta desueto qui, ma in Grecia è tutt'ora molto amato e si usa per diversi piatti tradizionali, uno su tutti il glorioso giouvetsi ma credo che il suo potenziale non si era mai espresso in pieno, finchè non abbiamo sposato questa pasta con la tecnica del risotto, creando un moderno piatto greco, il kritharotto. Non so quale chef abbia lanciato il piatto, ma devo dire che l'idea è stata molto apprezzata da tutti e il kritharotto ormai è entrato a pieno titolo  nel lessico gastronomico delle case greche.

A dimostrazione di quanto sia amato questo formato, pubblicità gratuita!!!

Esattamente come il risotto può essere preparato in tanti modi; io in questa occasione e dato che siamo in periodo di Quaresima ho preferito farlo di magro e l'ho preparato allo scoglio.
Al classico “prendere due calamari, mezzo chilo di cozze etc etc” ho optato per un'alternativa cialtrona e ho comprato una confezione pronta surgelata di misto di mare che conteneva pure del brodo surgelato!
Non era male, anzi! 
Ingredienti: (per 2)
  • ½ porro (solo la parte bianca)
  • 1 peperone corno rosso
  • 2 cipollotti (parte verde inclusa)
  • una decina di pomodorini  tipo ciliegino
  • 120 gr. di risoni
  • mezzo bicchiere di vino bianco
  • 1 confezione surgelata di misto di mare “allo scoglio”
  • fumetto di pesce
  • sale
  • pepe
  • prezzemolo tritato
  • scorza di limone grattugiata
  • olio evo
Procedimento:
Pulire le verdure, lavarle e asciugarle.
Tagliare a rondelle il porro e i cipollotti, togliere semi e filamenti dal peperone e tagliarlo a striscioline, tagliare i pomodorini a metà.
In una cassesruola bassa e larga scaldare 3-4 cucchiai di olio evo e far appassire lentamente il porro, i cipollotti e il peperone per circa 10 minuti.
Aprire la confezione dei frutti di mare e seguendo le indicazioni riportate sopra, versare il contenuto in una padella. Io qui riporto le indicazioni del mio acquisto; ho cotto in padella dunque per 4 minuti, quindi ho filtrato il brodo contenuto nella confesione tenendo i frutti di mare da parte.
Ho versato il brodo in un pentolino e l'ho rinforzato con un cubetto di fumetto di pesce che tengo in frigo nelle vaschette dei cubetti di ghiaccio. Ho aggiunto mezzo bicchiere di acqua, ho salato leggermente e ho tenuto a caldo sulla fiamma a sobollire.
Versare quindi i risoni nella casseruola con le verdure stufate, insaporire mescolando con un cucchiaio di legno per 2 minuti e sfumare con il vino. Lasciare evaporare l'alcool per un paio di minuti e aggiungere i pomodorini.
Versare un mestolo di brodo bollente, mescolare, e quando il liquido sarà quasi assorbito del tutto, versare un altro mestolo. Proseguire così fino a cottura completa mescolando spesso. Ci vorranno circa 10 minuti, forse un paio di più, ma dipende dalla pasta.
A metà cottura aggiungere il misto di mare, macinare del pepe, aggiungere la scorza grattugiata di limone e un po' di prezzemolo tritato.

Aggiustare di sale se necessario, ultimare la cottura, versare un poco di olio evo e mescolare. Lasciare riposare per 2 minuti. Al momento di servire cospargere ancora un poco di prezzemolo tritato.




koulourakia al mascarpone



Come ogni greca degna di questa nazionalità di koulourakia ne sono golosissima e ne ho diverse ricette, alcune tramandatemi dalla mamma che a sua volta le ha ereditate dalla nonna, alcune prese dal web, alcune lette sui ricettari e ogni volta che li preparo ne provo una diversa.
A volte dolci per accompagnare una tazza di tè o di caffè filtro, altre neutri che con una fetta di prosciutto sono perfetti per uno spuntino o per il brunch!!!
Il numero delle ricette di questi biscotti è pressochè infinito. Vegan, con burro e uova, o come in questo caso con un formaggio morbido, si preparano durante tutto l'anno anche se sono strettamente associati al periodo di Pasqua dove insieme allo tsoureki non mancano da nessuna casa.

La Pasqua si avvicina, io comincio le prove generali e propongo questa versione con il formaggio. A scanso di equivoci sottolineo che la ricetta prevede formaggi freschi greci come se ne trovano ovunque dato che ogni località ha i propri ma io per ovvi motivi ho dovuto sostituire e l'ho fatto con il mascarpone, senza pentimenti.
Il risultato è ottimo. Sono morbidi, possono essere tagliati a metà per essere farciti o spalmati con creme dolci o salate.


Ingredienti: (per circa 20 koulourakia)
  • 250 gr. di farina 00
  • 1 cucchiaino raso di lievito in polvere
  • un pizzico di sale
  • la punta di un cucchiaino di cannella in polvere (questa non può mancare, ne facciamo un uso spregiudicato!!!)
  • 80 gr. di burro a temperatura ambiente
  • 1 cucchiaio di miele
  • 50 ml di latte tiepido
  • 75 gr. di mascarpone
  • un tuorlo e un cucchiaio di latte per la superficie

Procedimento:
Setacciare la farina con il lievito e il pizzico di sale.
Aggiungere la cannella e mescolare. Unire il burro, mescolare lavorando l'impasto per 2-3 minuti, dopodichè versare il miele, il latte e il formaggio.
Lavorare fino a ottenere un impasto sodo ed elastico.
Se risulta troppo appiccicoso, infarinare le mani e continuare a impastare.
Al contrario, se risulta duro aggiungere un poco di latte.
Formare un palla, mettere in una ciotola leggermente infarinata e coprire con un tovagliolo.
Lasciare riposare per 30 minuti.
Accendere il forno a 180°.
Rivestire una teglia con carta forno.
Formare i koulourakia con impasto del peso di 30 – 35 grammi cad. dandogli la forma che più vi piace.
Sistemarle sulla teglia distanziate di 2 – 3 cm.
Spennellare la superficie con il tuorlo mescolato con il cucchiaio di latte.
Infornare e cuocere per circa 20 minuti.
Togliere dal forno e mettere a raffreddare sulla gratella.
Si conservano per circa 1 settimana chiusi in una scatola di latta.

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