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Channel: mangiare greco - cucina greca con tutte le ricette tipiche
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macco di fave marinaresco

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Della grande purificazione/disintossicazione  alimentare che detta la chiesa greca ho parlato diverse volte. Molti sono i digiuni, più  o meno lunghi, più o meno rigidi, che i fedeli sono chiamati a osservare durante l’anno.
Uno di questi è il digiuno nel periodo che precede il Natale. Per 40 giorni, dal 15 di Novembre al 24 di Dicembre, il consumo di carne è assolutamente bandito;  è previsto invece in alcuni giorni della settimana il consumo del pesce mentre l’ultimo giorno, il 24, è vietato perfino  il consumo di vino e olio!
Una chiesa molto seguita fino a un paio di decenni fa con così tanti rigidi dettami sul piano alimentare  inevitabilmente ha dato grande spazio a una cucina vegetariana, dove la fantasia popolare ha creato innumerevoli piatti  di verdure e legumi.
Il macco di fave siciliano è un piatto che mi ricorda tantissimo la fava greca.  Anche se sono legumi diversi, la preparazione è molto simile, essendo tutt’e due  sostanzialmente un purè di legumi  servito così, scarno, senza tanti fronzoli!

Ingredienti:
-          220 gr. di fave secche sgusciate
-          1 cipolla bianca tagliata in due
-          1 carota
-          2 rametti di finocchietto selvatico
-          1 calamaro
-          1 trancio di pesce spada
-          6 gamberi
-          olio evo
-          sale
-          pepe macinato fresco
Procedimento:
Mettere le fave per un paio di ore in ammollo in acqua fredda. Scolare, sciacquare e metterle in una pentola coperte fino a due dita sopra di acqua fredda. Far bollire per circa due ore o comunque  finchè le fave non si disfano. Salare, macinare del pepe, togliere i rametti del finocchietto e frullare con il  frullatore a immersione.
Staccare la testa ai gamberi, togliere il filo nero dal dorso e lavarli. Tagliare il trancio di pesce spada a tocchetti.  Pulire il calamaro, lavarlo e tagliarlo a striscioline.
Mettere in una padella un filo di olio evo e scottare nell’ordine: il calamaro, il pesce spada, i gamberi, salando leggerissimamente.
Adagiare sul macco di fave  e servire
con un filo di olio.

Per 2.






polpette in pasta fillo

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la pasta fillo al burro

E se voglio una cosa che non esiste? La risposta è abbastanza scontata: o la fai tu oppure ci rinunci. Probabilmente è così, da persone che non hanno saputo e voluto rinunciarvi  che sono nate delle formidabili invenzioni, delle meravigliose opere d’arte, degli spettacolari imperi economici e cito a caso FB.
Sicuramente è così che io ho imparato a fare la pasta fillo. Perché se ora si trova relativamente facilmente, così non era in passato, dove o la facevo io o ci rinunciavo. Ho imparato dunque a prepararla e da allora non ho più smesso. Ogni singola pita che cucino è fatta con la fillo preparata da me e non perché ho sempre voglia di impastare e tirare con il mattarello infinite sfoglie. Ci sono volte che ne farei volentieri a meno  comprandone quella pronta. Non lo faccio perché quella pronta e surgelata che trovo a Milano non mi soddisfa. Una volta scongelata si secca subito, mi sembra fatta di plastica, se ci sono qualità organolettiche non si avvertono e last but non least, se voglio soltanto una piccola quantità la devo comunque scongelare e utilizzare tutta quanta, costringendomi a quantità di cibo differenti di quelle che mi servono.
Le uniche volte che la compro ancora è quando voglio preparare un dolce da teglia sciroppato tipo il baklavas per intenderci. Per queste preparazioni serve un altro tipo di fillo,  infinitamente sottile, grasso ma croccante nel contempo che non è per nulla facile realizzare a casa. Ma la testardaggine è un difetto/qualità che mi caratterizza e chi mi sta vicino ben lo sa…..  e così  ho deciso che avrei ottenuto una fillo fatta in casa  degna di un baklavas.
In giro non ci sono molte informazioni. Ho trovato soltanto 2 metodi che mi hanno convinta. Uno è praticamente una pasta all’olio che prima o poi sperimenterò. Il secondo che mi ha attratto immediatamente causa burro, l’ho letto qui. La blogger ha preparato un baklavas che a occhio mi sembra buono. Le  sue indicazioni sono chiare e precise; l’unica cosa che ho cambiato è la qualità dei grassi.  Per la quantità necessaria, la blogger propone metà burro  e metà margarina. Io ho utilizzato soltanto il burro. Non so  se utilizzando la margarina cambi qualcosa, magari cerco quella non idrogenata e ci provo.
Il risultato con questo metodo comunque è buono. Non sono ancora in grado di preparare la fillo per il baklavas, ma per queste polpette si!!!!



Ingredienti:
Per la pasta fillo al burro:
  • 100 gr. di farina per tutti gli usi
  • 40 gr. di burro
  • 30 gr. di acqua tiepida
  • un pizzico di sale
  • un pizzico di zucchero
  • 2 gocce di aceto di mele
Per oliare:
  • 1 uovo
  • 20 ml di olio evo
Per il ripieno:
  • 250  gr. di carne macinata
  • 2 fette di pancarrè  secco senza la crosta
  • un bicchiere di latte
  • 1 cucchiaino di aceto di mele
  • 1 piccola cipolla bianca tritata
  • una presa di zucchero
  • mezzo cucchiaino di cumino
  • 1 cucchiaino di olio evo
  • sale, pepe macinato fresco
  • 50 gr. di casera grattugiata
  • 70 gr. di noci pestate nel mortaio

Procedimento:
La carne:
In un pentolino mettere 40 ml di acqua, una presa di sale e una di zucchero. Aggiungere la cipolla tritata e far bollire per 3 minuti da quando stacca il bollore. Filtrare e tenere la cipolla.
Mettere in ammollo il pane nel latte. Quando si sarà ammorbidito strizzarlo bene con le mani e metterlo in una bacinella. Unire la cipolla bollita, la carne, l’aceto, il cumino, l’olio, sale e pepe. Impastare con le mani per 5 – 6 minuti, formare una palla, avvolgere nella pellicola e riporre in frigorifero.
La fillo al burro:
Lasciare ammorbidire il burro a temperatura ambiente. Versare a  cratere la farina sulla spianatoia e mettere nel centro il burro ammorbidito insieme al sale, lo   zucchero e l’aceto. Cominciare a impastare aggiungendo l’acqua man mano. E’ possibile che serva appena in più o appena in meno, dato che dipende molto dalla farina che si usa. Quando l’impasto sarà elastico e sodo ma non troppo, dividerlo in 4 palline di pari peso. Coprire e lasciare che riposi per un’ora.
Sbattere leggermente l’uovo con l’olio.
Trascorsa l’ora, infarinare abbondantemente la spianatoia e il mattarello, prendere una pallina e tirarla in un rettangolo più sottile possibile. Ritagliare un rettangolo di carta forno  di dimensioni un poco più grandi della sfoglia e posizionarla su un rettangolo di carta stagnola. Avvolgere con attenzione la pasta sul mattarello e adagiarla sulla carta forno. Spennellare con il misto uovo/olio.
Ripetere con un’altra pallina di pasta  allo stesso modo e posizionarla sopra quella precedente. Spalmare pure questa con l’uovo/olio.
Le polpette:
Togliere la carne dal frigorifero, dividerla a metà e distribuirla  sulla fillo per la lunghezza. Stendere con le mani fino a coprire un terzo della superficie della pasta fillo per lo spessore di un centimetro. Spargere sopra la metà del formaggio e delle noci. Arrotolare dal lato più lungo, girare verso l’interno  i bordi dal lato corto,  e avvolgere stretto nelle carte alluminio/forno.
Ripetere allo stesso modo con il resto degli impasti fillo/carne.
Mettere i due salsicciotti in freezer per circa un’ora perché si induriscano e possano essere tagliati agevolmente.
Coprire una teglia da forno di carta forno.
Accendere il forno a 190 gradi. Togliere i salsicciotti dal freezer e con un coltello affilato tagliarli a fette dello spessore di circa 2 cm o anche poco più. Adagiare le polpette sulla teglia in uno strato unico e distanziate tra di loro e  spennellarle  con il resto dell’uovo/olio.
Cuocere per 15 minuti. Girarle e cuocere per altri 10 minuti.


come fare la pasta fillo al burro




Buone Feste! / Καλες Γιορτες!

insalata di rinforzo/η σαλατα της ενισχυσης

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insalata per la vigilia di Natale

Το δειπνο της παραμονης των Χριστουγεννων  ειναι καθιερωμενο και γιορταζεται σε ολοκληρη την χερσονησο με σημαντικες διαφορες αναλογα με την περιοχη  και το πορτοφολι φυσικα αλλα με κοινο παρανομαστη την αποχη απο το κρεας. Με μια καποια εννοια θα μπορουσαμε να πουμε οτι προκειται για νηστησιμο δειπνο, εαν για νηστεια εννοουμε μοναδικα την μη καταναλωση κρεατικων και γαλακτοκομικων παραγκωνιζοντας παντελως  την εννοια της εγκρατειας.
Και ενω στην Λομπαρντια που δεν βρεχεται απο θαλασσα αλλα αφθονει σε λιμνες και ποταμια παραδοσιακα ειχαν τον πρωτο λογο τα ψαρια του γλυκου νερου, ποταμισια και λιμνισια, στις βορειες και νοτιες περιοχες που η θαλασσα βρεχει τα παραλια τους, καθιερωμενο ειναι το δειπνο με θαλασσινα ψαρια και οτιδηποτε αλλο παρεχει η θαλασσα. 

Ετσι λοιπον οι παρθενοπαιοι, που  ετσι ακομη και  σημερα αποκαλουνται οι ναπολετανοι, το δειπνο της παραμονης ετοιμαζουν ορεκτικα με χταποδια, πρωτα πιατα με οστρακοειδη και δευτερα πιατα με χελια.  Το τραπεζι το κλεινει απαραιτητα η ενισχυμενη σαλατα που ειναι γνωστη επισης ως σαλατα με κουνιπιδι και τουρσια.

Το γιατι λεγεται ετσι, δεν ειναι γνωστο  αλλα ασφαλως οπως και για ολα τα πραγματα με μυστηριωδεις   και ανεξιχνιαστες καταβολες, υπαρχουν διαφορες εκδοχες, στην συγκεκριμενη περιπτωση δυο. Η μια λεει οτι αυτη η πλουσια σαλατα ενισχυει ενα κατα τα αλλα φτωχο δειπνο. Μπορουμε να πουμε φτωχο δειπνο σαν αυτο που ανεφερα πιο πανω? Aσφαλως και οχι, αλλα ενα τετοιο  πλουσιοπαροχο δειπνο γινεται τωρα, εδω και μερικες δεκαετιες, σιγουρα οχι στην παλια φτωχη Ναπολη οπου αναλογα φτωχο ηταν και το δειπνο της παραμονης.
Η αλλη εκδοχη λεει οτι αυτη η σαλατα ενισχυεται διαρκως , καθοτι διαρκει απο την παραμονη μεχρι και την πρωτοχρονια και τα υλικα που τρωγονται σιγα σιγα τα αντικαταστουμε  με νεα.
Διαλεξτε και παρτε την εκδοχη που σας αρεσει. Προσωπικα προτιμω την πρωτη.

Την σαλατα την εφιαξα με ενα κιτρινο κουνουπιδι που βρηκα στην αγορα. Μεχρι τωρα γνωριζα τα ασπρα, οπως και τα μωβ που εμφανιστηκαν εδω και λιγα χρονια. Το κιτρινο το ειδα για πρωτη φορα τωρα και δεν μπορεσα να του  αντισταθω. Απο το ασπρο κουνουπιδι που ολοι γνωριζουμε διαφερει μονο στο χρωμα. Κατα τα αλλα εχει την ιδια οσμη και την ιδια γευση. Δυστυχως τα αντανακλαστικα μου με προδωσαν, εαν ημουν πιο γρηγορη  θα μπορουσα να ειχα αγορασει ενα ασπρο, ενα μωβ και ενα κιτρινο κουνουπιδι για ενα απαραμιλλο χρωματικο αποτελεσμα, αλλα δεν πειραζει. Την επομενη φορα... ετσι κι αλλοιως την σαλατα την φιαχνω συχνα!

Kαλη παραμονη Χριστουγεννων σε ολους!

η ενισχυμενη σαλατα

Υλικα:
-          1 κουνουπιδι
-          2 πιπεριες εναλλακτικα ενα βαζακι πιπεριες τυπου φλωρινης
-          διαφορα τουρσια κομενα σε κοματακια
-          καπαρη τουρσι
-          ελιες πρασινες και μαυρες (εγω εβαλα μονο πρασινες)
-          ατζουγιες στο λαδι
-          αλατι, πιπερι
-          λαδι, ξυδι
Διαδικασια:
Πλενουμε τις πιπεριες, τις στεγνωνουμε και τις βαζουμε στον φουρνο στους  200 βαθμους για περιπου μιση ωρα γυριζοντας τις δυο τρεις φορες, μεχρι να μαλακωσουν. Μολις τις βγαλουμε απο τον φουρνο τις βαζουμε μεσα σε χαρτινη σακουλα και κλεινουμε καλα. Αφηνουμε για 15 λεπτα, μεχρι να κρυωσουν. Τις βγαζουμε απο την σακουλα και αφαιρουμε τις φλουδες. Κοβουμε σε λωριδες και ριχνουμε επανω λιγο λαδι.
Πλενουμε το κουνουπιδι και με κοφτερο μαχαιρι κοβουμε τα κοτσανια. Κραταμε μονο τα λουλουδια που τα ριχνουμε σε αλατισμενο νερο που κοχλαζει και τα βραζουμε με ανοιχτο καπακι για 4 / 5 λεπτα. Πρεπει να μεινουνε τραγανα, οχι να λειωνουνε. Τα βγαζουμε απο το νερο με τρυπητη κουταλα και τα ριχνουμε σε μεγαλο μπωλ. Προσθετουμε τις πιπεριες, τα τουρσια, την καπαρη, τις ελιες, τις ατζουγιες. Αλατιζουμε, τριβουμε μαυρο πιπερι και ριχνουμε δυο κουταλιες καλο ασπρο ξυδι και καλο ελαιολαδο.

ingredienti per l'insalata di rinforzo

Anche se è nata per rinforzare un pasto povero, almeno secondo una delle versioni del perché del suo nome, quest’insalata è straordinaria non solo per accompagnare un pasto di quel tipo, ma anche per concludere un pasto ricco oltrechè costituire anche un piatto unico e leggero.
Per queste ragioni la preparo spesso anche se la tradizione la vuole legata alla cena partenopea della vigilia.
Il cavolfiore giallo l’ho trovato al mercato, finora ero abituata al cavolfiore bianco e da qualche tempo anche a quello viola che variabilmente utilizzo. Purtroppo, come dicevo ai miei lettori greci, sono stata lenta di riflessi, diversamente avrei comprato e  preparato l’insalata con cavolfiore bianco, viola e giallo, per un risultato cromatico impareggiabile!

Buona vigilia di Natale a tutti!

Ingredienti:
-          1 cavolfiore
-          2 peperoni
-          sottaceti misti
-          capperi sottaceto
-          olive verdi e nere (io ho utilizzato solo verdi)
-          acciughe sott’olio
-          sale, pepe
-          aceto, olio evo
Procedimento:
Lavare i peperoni, asciugarli e metterli a cuocere al forno a 200 gradi per mezz’ora girandoli ogni tanto, finchè non diventino belli morbidi. Toglierli dal forno e con attenzione per non scottarsi prenderli dal picciolo e infilarli in un sacchetto di carta, dove resteranno per 15 minuti, finchè non diventino freddi abbastanza da essere maneggiati. A questo punto la pellicina viene tolta con facilità. Togliere quindi la pellicina, staccare il picciolo e tagliare a listarelle, togliendo eventuali semi e filamenti. Irrorare con un filo di olio e tenere da parte.
Lavare il cavolfiore e separare le cime. Tuffarle in acqua salata che bolle e farle bollire per 4/5 minuti a pentola scoperta. Le cime devono restare al dente, non disfarsi. Toglierle dall’acqua con la schiumarola e sistemarle in un’insalatiera. Aggiungere i peperoni, i sottaceti, le olive, i capperi e le acciughe. Salare, macinare del pepe nero e condire con un paio di cucchiai di un buon aceto bianco e dell’olio evo.
  
σαλατα της ναπολης με κουνουπιδι και τουρσια





pudding di Natale

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pudding inglese

Nella Grecia moderna il ricettari non  vantano  una grande storia.  Soltanto nel  1828 all’isola di Syros, società aperta di commercianti, cosmpopolita e borghese, pronta ad accogliere nuovi stili di vita e usanze gastronomiche ispirate all’occidente,  si traduce dall’italiano e si stampa il primo libro di ricette. Traduttore il medico – letterato P. Zontanos.
Diversi anni dopo, per la precisione nel 1860 ad Atene, si pubblica il  secondo libro di ricette dal titolo esotico: “i misteri della cucina francese”. Anche questo, come il primo non è che una traduzione. E’ stato ristampato nel 1881 e  appariva nei cataloghi delle librerie fino alla fine del secolo.

Subito dopo, nel 1863 si pubblica a Kostantinopoli  la cucina di N. Sarantis, con  500 ricette  la maggior parte delle quali ha un nome francese.. Le ricette sono ispirate sia dalla cucina della Grecia antica che dalla più recente tradizione culinaria greca subendo  però sempre  la supremazia della cucina francese.  Nell’introduzione, Sarantis dichiara che il libro è rivolto ai suoi colleghi cuochi e alle padrone di casa. Oltre le ricette dà alcune indicazioni sul risparmio energetico e di cibo, istruzioni per la pulizia della cucina, informazioni sulle caratteristiche degli alimenti.

Nel 1899 Vassilios  Alexiadis, letterato, capocuoco e pasticcere scrive la “grande cucina casalinga e pasticceria”, composto da 1022 ricette con l’intento di aiutare le famiglie, dato che secondo lui, tutti i libri finora pubblicati sono rivolti ai cuochi e non alle famiglie. Dichiara che eviterà l’uso di termini stranieri e l’utilizzo di ingredienti improbabili, introvabili e cari.
Alexiadis  insieme a P. Kantoros, capocuoco del palazzo reale, offre un panorama di quanto vige nella Grecia borghese  verso la  fine del 19° secolo, dove insieme al “salmone all’olandese” e al “dentice alla maitre d’hotel”, convive il “merluzzo plakì” e le “sarde con cipolle”.

Nel 1910 si stampa la prima edizione della “Cucina di Tselementès” che ha conosciuto una notorietà senza precedenti, con innumerevoli ristampe e riedizioni.  Intere generazioni di greci sono cresciuti con le sue ricette  il chè rende la sua lettura/studio estremamente interessante.

Nel 1912 si pubblica “la moderna cucina e pasticceria” di Nikolaos Vasilakis, capocuoco del famoso hotel ateniese “Agglia”, che nell’introduzione scrive: “La maggior parte delle ricette sono ispirate da diversi libri francesi”. E’ infatti evidente che quello che scrive è fortissimamente  ispirato per non dire condizionato dalla cucina francese. Alcuni dei cibi che descrive sono degni di un pranzo a Versailles.  E’ questo il periodo in cui la cucina greca si distacca dalla sua tradizione e comincia a imborghesirsi.  Negli hotel e ristornanti ateniesi, piatti tradizionale come il “trahanas” o “gallina con hilopites”  sono considerati ormai provinciali e pertanto messi al bando.

La “Nuova Cucina Casalinga”  di Alexios Vitsikounakis con 454 ricette è stato stampato nel 1925. L’editore, nell’introduzione dichiara che la pubblicazione di  un libro che riporta in modo preciso le dosi degli ingredienti per la cucina e la preparazione di  dolci e liquori era necessaria, dato che non tutte le signore e signorine potevano frequentare scuole di  cucina.

Hrysa Paradeisi, nata nel 1910 si  è occupata di cucina dal 1940 al 1987. Ha viaggiato  molto, raccogliendo  materiale e ricette che ha pubblicato nella sua “Grande Cucina e Pasticceria”, da cui è tratto questo pudding che ho realizzato con leggerissime modifiche.

pudding ai frutti di bosco

Ingredienti:
-          1 tazza di farina 00
-          1 cucchiaino  raso di bicarbonato di sodio
-          1 cucchiaino raso di baking powder
-          1 cucchiaino raso di sale
-          1 cucchiaino raso di cannella in polvere
-          un pizzico di noce moscata
-          1 tazza di uvetta sultanina
-          1 tazza di uvetta nera
-          1 tazza di frutti di frutti di bosco disidratati (mirtilli, lamponi, more)
-          ½ tazza di prugne secche tritate al coltello
-          ½ tazza di noci pestate nel mortaio
-          1 tazza di zucchero semolato
-          1 e ½ tazza di pan grattato
-          1 tazza di burro
-          3 uova
-          1 tazzina e mezza di caffè confettura di mirtilli
-          4 cucchiai di cognac o brandy
-          4 cucchiai di latte
-          burro per imburrare
Per la glassa:
-          1 albume
-          200 gr. di zucchero a velo
-          4 cucchiai di acqua
Procedimento:
Setacciare insiemi i primi 6 ingredienti. Unire la frutta, lo zucchero, il pangrattato, il burro sciolto, le uova leggermente sbattute, la confettura, il latte e il brandy. Imburrare bene uno stampo di  2 litri di capienza.  Coprire lo stampo con carta forno imburrata e successivamente con un panno  legato stretto con lo spago. Se lo stampo è provvisto di coperchio, imburrare bene il coperchio e coprire. Mettere sul fuoco un recipiente, riempire a ¾ con acqua e sistemare sopra una gratella. Adagiare sulla gratella il pudding e coprire con il coperchio del recipiente. Io a questo scopo ho usato la wok che è provvista di gratella e ho coperto con la cupola  della wok. Lasciare cuocere al vapore per 3 ore.  Conservare dentro lo stampo in luogo fresco; si conserva per diversi giorni, anzi con il tempo migliora. Al momento di servire scaldare il pudding sempre al vapore per 1 ora.
Per la glassa, versare l’acqua e lo zucchero in un pentolino e sciogliere bene con una frusta. Appena comincia a bollire, versare l’albume leggermente sbattuto, incorporare e cuocere mescolando con un cucchiaio di legno fino alla consistenza desiderata.
Versare sul pudding mezz’ora prima di servire.

pudding ai frutti di bosco


  fonti: - gastronomion
           - I libri di cucina come fonte di storia e alimentazione in Grecia / tesi di laurea di Alkistis                          Paraskevis Palidou - Harokopeio Università - Atene 2005



feta saganaki

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feta in tempura


Probabilmente il  saganaki è uno degli antipasti greci più amati e conosciuti  non solo dagli oriundi ma anche dagli stranieri che approdano in terra ellenica. Fino a un po’ di anni fa il più diffuso era quello di formaggio, tanto che quando si ordinava un “saganaki” senza specificare di cosa, si  sottintendeva di formaggio. Poi si sono diffusi i gamberi saganaki, le cozze saganaki, e tanti altri secondo fantasia e creatività.

Generalmente si pensa che il formaggio per eccellenza per questa preparazione sia la feta, ma non è così.  Sono diversi i formaggi adatti al saganaki tra cui il kefalotyri, il batzos, la formaella senza dimenticare l’hallumi cipriota; sostanzialmente tutti formaggi che non si sciolgono con la frittura. La feta pure è utilizzata, ma in Grecia dove si trovano vari tipi di feta con stagionature e salature diverse è facile sceglierne una adatta. Meno facile in Italia dove il tipo di feta che si trova è uno unico , non adattissimo a questo scopo.
Difatti personalmente uso spesso il quartirolo lombardo che pur essendo di latte vaccino è simile alla feta. Qualche volta sperimento con dell’altro, con risultati inaspettati e sorprendenti  anche se il saganaki per me resta sempre un antipasto greco, da fare con formaggi greci e il resto sono solo surrogati!
Ma come per tutto quanto, le soluzioni ci sono! Sempre!  Basta cercarle!  Ho quindi preparato il tempura e messo la feta in freezer per qualche minuto prima di friggerla e funziona!!!!

feta in tempura

Ingredienti:
-          100 gr. di farina
-          200 ml di acqua frizzante ghiacciata
-          1 uovo
-          200 gr. di feta (una confezione di quelle che normalmente si trovano nel super)      
-          olio di arachidi per friggere
Procedimento:
Prima di tutto preparare la feta: toglierla dalla confezione,  metterla in uno scolapasta e lasciare sgocciolare perché perda il liquido di conservazione. Posizionarla sul tagliere e  tagliarla esattamente in 6 pezzi.  Primo taglio verticale a metà, e poi tre tagli orizzontali. Avvolgere i pezzi di feta nella carta stagnola e metterli nel freezer per 15 minuti.
Mentre la feta è in freezer preparare la pastella:  setacciare la farina. Prendere una bacinella, meglio di metallo,  e sbattere l’uovo incorporando l’acqua frizzante  ghiacciata. Aggiungere lentamente la farina e mescolare grossolanamente senza insistere  troppo perché non restino grumi .
Scaldare l’olio in una padella profonda (io uso la mia wok). Togliere i quadrotti di feta dal freezer, intingere un pezzo alla volta nella pastella e mettere a friggere nell’olio bollente finchè non diventi dorato. Togliere dalla padella  e adagiare su carta assorbente. Ripetere con gli altri pezzi di feta, uno alla volta.
Servire con del limone.

saganaki in tempura




insalata di pane

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σαλατα με ψωμι


Dico  cucina greca pensi olio di oliva. E’ praticamente un’equazione. L’olio di oliva non è soltanto e quasi l’unico grasso che si usa per cucinare; è una cultura, un’identità, un’ appartenenza,  senza rivali e senza  pretendenti al trono sul quale si siede da migliaia di anni.
Insomma, nessun altro  grasso insidia la sua supremazia e inevitabilmente vale anche per me che sono cresciuta vedendo le latte di olio da 18 kg  che arrivavano ogni anno a casa nostra e non uso il plurale a caso! Considerarne un altro in cucina era praticamente impossibile e anche per me fu così per parecchi anni, finchè non ho cominciato a usare l’olio di arachidi per friggere,  per questioni di sapore ma soprattutto di costi,  di girasole per la maionese, il burro per i risotti, qualche rara volta lo strutto, etc. etc.
L’olio di sesamo invece non l’avevo mai considerato pur essendo il sesamo presentissimo nella cucina greca e conseguentemente anche nella mia: dal tahini al halwas, alle superfici  di dolci e salati che si cospargono di semi e al più recente gomasio.
Ma dato che quest’anno è l’anno nero dell’olio italiano e anche se per me  non è possibile non avere nella  mia dispensa olio di oliva, mi sento, come dire,  esposta alle intemperie della vita, ho cominciato a pensare a un degno  sostituto, almeno finchè durano le vacche magre!

insalata di pane

Ingredienti:
-          3 fette di pane  possibilmente  casereccio  
-          1 cucchiaio colmo di tahini
-          il succo di mezzo limone
-          10 olive nere snocciolate tagliate a metà
-          6 pomodorini tipo ciliegini
-          2 acciughe sotto sale
-          1 cucchiaio di capperi sotto sale
-          rucola
-          sale
-          pepe macinato fresco
-          olio di sesamo

ντοματακια κονφιτ

Procedimento:
Prima di tutto preparare i pomodorini. Lavarli, asciugarli,  tagliarli a metà e disporli in una teglia rivestita di carta forno con la parte tagliata in alto.  Pizzico di sale, pizzico di zucchero, filo di olio di sesamo e al forno  a 100 gradi per mezz’ora. Togliere dal forno e lasciar raffreddare.
Dissalare i capperi , dissalare, disiliscare e  ricavare i filetti dalle acciughe. Prendere le fette di pane e dopo aver tolto la crosta metterle sulla piastra arroventata a secco per 2 minuti per lato. Metterle sul tagliere e tagliare a dadini di circa  3 cm per lato.
Mescolare il tahini con il succo di limone e aggiungere 1 cucchiaio di acqua e macinare un po’ di pepe nero. Mescolare per amalgamare bene.
Mettere i crostini di pane in un’insalatiera, versare sopra  la salsa di tahini e mescolare bene. Aggiungere tutto il resto degli ingredienti, mescolare e per ultimo fare un  giro di olio di sesamo.

insalata di pane






kafeneio

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tutte le foto sono prese dal web


mendiant

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cioccolato fondente con frutta secca

Τα mendiant μεχρις αυτης της στιγμης τα γνωριζα μοναχα εξ οψης και φημης ! Δεν ετυχε να τα δοκιμασω ποτε, καν  δεν μου ειχαν κινησει ποτε την περιεργεια, ισως διοτι μη οντας λατρης των γλυκων δεν τα ειχα βαλει  ποτε στον γαστρονομικο μου χαρτη.  Τι ειναι σε τελικη αναλυση? Δισκακια  σοκολατας με ξηρους καρπους ελεγα η ανοητη, μιας που αγνοουσα παντελως τον συμβολισμο τους,  ο οποιος συμβολισμος μαζι  με την ιστορια των εδεσματων παιζει καταλυτικο ρολο στις επιλογες μου  οσον αφορα τις αναρτησεις μου.
Τα πραγματα ομως δεν ειναι ετσι, εξαλλου σπανια ειναι οπως φαινονται, συνηθως κατω απο την επιφανεια κρυβονται πολλα και ακριβως αυτο ισχυει και για τα mendiant τα οποια  ειναι γαλλικης προελευσης  και  κυριως  φιαχνονται κατα την περιοδο των Χριστουγεννων.  Το  ονομα σημαινει επαιτης, ζητιανος και η  αναφορα  ειναι σε  τεσσερα μοναστικα ταγματα επαιτων, τους Ντομινικανους, Αγκουστιανους, Φραντσεσκανους και Καρμελιτανους. Τα φρουτα που χρησιμοποιουνται  παραδοσιακα συμβολιζουν τα ρασα τους: σταφιδες για τους Ντομινικανους, φουντουκια για τους Αγκουστιανους, ξερα συκα για τους Φραντσεσκανους και αμυγδαλα για τους Καρμελιτανους.  
Οπως  ομως ειναι φυσικο και επακολουθο για ολες τις συνταγες με παραδοση και ιστορια, και αυτη δεν αποτελει εξαιρεση στον κανονα που θελει να τροποποιουνται και να εξελισσονται. Απο τα παραδοσιακα λοιπον μικρα σοκολατενια δισκακια που το καθε ενα ειχε επανω μια σταφιδα, ενα φουντουκι,  αποξηραμενο συκο και ενα αμυγδαλο, δηλαδη  το καθε ενα  ξεχωριστα ηταν ενας  μικροκοσμος, τωρα οι εκδοχες ειναι πολλες και αναλογως με την διαθεση του ο καθε ενας τα φιαχνει οπως θελει και δινοντας του ο,τι σχημα θελει. Με λευκη σοκολατα, με κουβερτουρα, με σοκολατα γαλακτος, με τις τρεις σοκολατες  μαζι, και βαζοντας επανω ο,τι αγαπα και τωρα που το σκεφτομαι τα γλυκα κουταλιου μας θα ταιριαζουν  τελεια. Νερατζακι  για παραδειγμα, κομμενο κομματακια!


Υλικα:
-          300 γρ. σοκολατα κουβερτουρα 60% 
-          ενα πορτοκαλι βιολογικο
-          μισο λεμονο
-          2αποξηραμενα συκα
-          10 αμυγδαλα
-          20 φυστικια αιγινης αναλατα
-          μια κουταλια ζαχαρη  καστανη
-          ελαχιστο ανθος αλατιου
Διαδικασια:
Πλενουμε το πορτοκαλι, το σκουπιζουμε και το στιβουμε  μαζι με το μισο  λεμονι.  Ριχνουμε τους χυμους σε ενα κατσαρολακι μαζι με την ζαχαρη και το αλατι.  Βγαζουμε απο την φλουδα πορτοκαλιου με κοφτερο μαχαιρι οση περισσοτερη ασπρη σαρκα μπορουμε και κοβουμε τις φλουδες σε julienne.  Τις ριχνουμε στο κατσαρολακι με τους χυμους και βραζουμε για 10 λεπτα. Στραγγιζουμε και κραταμε στην ακρη.
Σπαμε τα αμυγδαλα, τα ζεματιζουμε για 1 λεπτο και βγαζουμε την φλουδα. Τα κοβουμε οσο μπορουμε σε φιλετα και τα καβουρντιζουμε σε αντικολλητικο τηγανι χωρις λιπαρα για 2 λεπτα. Καθαριζουμε τα φυστικια αιγινης και τα ανοιγουμε στα δυο. Κοβουμε σε λεπτα φιλετα τα συκα.
mendiant

Αφου ετοιμασαμε ολα αυτα, προχωραμε στην σοκολατα. Την κοβουμε σε πολυ μικρα κομματακια οσο το δυνατον ιδιο μεγεθος.  Τα βαζουμε σε κατσαρολακι και το κατσαρολακι επανω σε κατσαρολα με νερο που βραζει. Προσοχη διοτι το κατσαρολακι που περιεχει την σολοκατα δεν πρεπει να ακουμπα το νερο που βραζει. Εγω εκανα το εξης. Εβαλα κατσαρολα με νερο να βραζει, εβαλα επανω το καλαθακι που χρησιμοποιω για να ψηνω στον ατμο και επανω σε αυτο τοποθετησα το κατσαρολακι με την σοκολατα.
Κοβουμε ενα κομματι αντικολλητικο χαρτι και το στρωνουμε στον παγκο κουζινας.  Μολις λειωσει η σοκολατα (εαν θελουμε η σοκολατα μας  να ειναι  ωραια  γυαλιστερη,  σε αυτο το σημειο προχωραμε στο temperaggio, (εγω  εφαρμοζω  μια  απλη  τεχνικη  που λειτουργει και καποια στιγμη θα την καταγραψω)  την ριχνουμε στο αντικολλητικο χαρτι και την στρωνουμε ομοιομορφα και ισοπαχα, δινοντας της το σχημα που θελουμε. Οσο ειναι ακομη ρευστη, ριχνουμε το ανθος αλατιου και  διακοσμουμε με τους ξηρους καρπους και τις φλουδες πορτοκαλι. Την αφηνουμε να στερεοποιηθει και μετα την κοβουμε η την σπαμε σε κομματια.


I “fondant” molto in voga negli anni ’50 e ’60, erano dei semplici cioccolatini di cioccolato fondente di varie forme che ogni casa borghese che si rispettava doveva tenere nella “fondaniera” possibilmente di cristallo, per offrire agli ospiti che arrivavano sempre all’ improvviso.


Poche case d’altronde possedevano il telefono in quegli anni!
La mia casa non faceva eccezione. Possedeva la fondaniera e non possedeva il telefono.  In anni successivi abbiamo messo la fondaniera nel ripostiglio e abbiamo installato il telefono. Ci eravamo ormai modernizzati! Nella fondaniera venivano riposti ordinatamente i cioccolatini e tutto quanto veniva chiuso sotto chiave nella credenza.  Il nascondiglio della chiave lo trovammo quasi subito, i fondant sparivano misteriosamente, ma altrettanto misteriosamente la chiave continuava a restare nel solito nascondiglio! A volte la delusione era cocente. La fondaniera era vuota! Altre volte la trovavamo piena di quei cioccolatini che tenevamo sotto la lingua per farli sciogliere lentamente  e  prolungare il piacere!

Qualcosa di simile mi è sempre sembrato il mendiant e non l’ho mai considerato come qualcosa da preparare in casa finchè non l’ho visto qui.Questa versione mi è subito piaciuta e l’ho provata con entusiasmo e con altrettanto entusiasmo è stato divorato dagli ospiti che prima di venire a casa telefonano sempre, riempiendomi di nostalgia per  quello che all’epoca mi sembrava così’ demodé!
Ingredienti:
-          300 gr. cioccolato fondente 60%
-          un’arancia bio dato che mangeremo  la scorza
-          mezzo limone
-          2 fichi secchi
-          10 mandorle
-          20 pistacchi non salati
-          1 cucchiaio di zucchero di canna
-          un pizzico di fior di sale
Procedimento:
Lavare l’arancia sott’acqua corrente e asciugarla. Spremerla insieme al limone e versare i succhi in un pentolino insieme allo zucchero.  Togliere dalle bucce di arancia quanta parte  bianca possibile e tagliare la scorza a julienne. Far bollire per 5 minuti nel succo con lo zucchero. Spegnere, scolare e tenere da parte.
Sgusciare le mandorle, scottarle per 1 minuto in acqua bollente e togliere la pellicina. Tagliarle a filetti e tostare a secco in una padella antiaderente per 2 minuti. Sgusciare i pistacchi e dividere alcuni a metà di modo che si veda il bel colore verde. Tagliare a filetti i fichi secchi.
Fatto tutto questo, ridurre il cioccolato a pezzetti piccoli quanto possibili uniformi. Io ho cominciato battendo con il batticarne il cioccolato nella sua confezione per finire poi tagliando al coltello.
Versare il cioccolato in un pentolino e scioglierlo a bagnomaria. Poiché è importante che il pentolino che contiene il cioccolato non tocchi l’acqua che bolle, io ho fatto così: ho messo una pentola con l’acqua sul fuoco, acceso,  ho posizionato sopra il cestello per la cottura a vapore e sul cestello ho messo il pentolino con il cioccolato.
Prendere un pezzo di carta forno e stenderlo sul piano cottura. Una volta sciolto il cioccolato (se volete temperarlo questo è il momento) stenderlo uniformemente sulla carta forno livellando con un cucchiaio e dandogli la forma che preferite. Io gli dato forma rotonda rifilando con il coltello una volta raffreddato.
Spargere il pizzico di fiore di sale, distribuire la frutta secca e le scorze di arancia a piacere e lasciare raffreddare.
mendiant




giouvarlakia avgolemono

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γιουβαρλακια αυγολεμονο

E finalmente posso cantare vittoria!!!! Dopo anni di resistenza a oltranza, dopo anni di rifiuti verso forse l’unica salsa autenticamente greca,  finalmente l’ho avuta vinta! Chi la dura la vince, no?
“Non mi piace l’uovo crudo” mi sentivo dire per anni ed ero quasi sul punto di rassegnarmi dopo tanti rifiuti finchè improvvisamente ho avuto il lampo di genio: “e la carbonara come mai  ti piace”? chiedo. “Non ha l’uovo crudo” mi sento dire e lì ho sferrato il colpo finale: “è lo stesso procedimento” rispondo. “D’accordo, proviamo” la risposta poco convinta ma a me tanto bastava, dato che ero sicura che  il piatto non poteva non piacere e il rifiuto era palesemente un pregiudizio.
La faccio breve:  uno dei piatti invernali più amati in Grecia, l’ho preparato una, due, tre volte tre  in due settimane e a questo punto mi dichiaro felice e sazia!


Ingredienti:
-          250 gr. di carne macinata di manzo
-          100 gr. di carne macinata di maiale
-          1 cipolla bianca tritata finissima
-          1 albume
-          1 tazzina da caffè di riso (ho utilizzato il roma)
-          abbondante prezzemolo tritato
-          sale
-          pepe nero macinato fresco
-          olio evo
Per la salsa avgolemono: (uovo e limone)
-          1 uovo 
-          Il succo di un limone (la quantità del limone è discrezionale, incrementare o    diminuire secondo i gusti)
Procedimento:
Mettere la carne macinata in una bacinella e unire la cipolla,  l’albume leggermente sbattuto, il prezzemolo, il sale e il pepe.  Mescolare bene con le mani, aggiungere il riso crudo e impastare per 5 minuti. Lasciare riposare per una mezz’ora in frigo. Togliere dal frigo e formare delle polpette della grandezza di un pallina da ping pong!! 
Versare in un casseruola olio bastevole per coprirne il fondo.  Accendere e scaldare l’olio, sistemare le polpettine e farle rosolare per un minuto. Versare tanta acqua calda fino a coprire le polpette fino a metà. Versare l'acqua dal bordo della casseruola non buttarla sulle polpette. Quando comincia a bollire coprire, abbassare la fiamma e cuocere per mezz’ ora. Controllare nel caso servisse ancora un poco di acqua, calcolando che alla fine deve restare un poco di brodo o anche parecchio se volete ottenere una zuppa.
Sbattere l’uovo e sempre sbattendo aggiungere il succo del limone. Continuando a sbattere prendere mezzo mestolo del brodo delle polpette, unirlo all’uovo e sbattere ancora per un pò. Versare la salsa sulle polpette,  agitare la casseruola e ritirare dal fuoco.
Servire caldo, volendo con del prezzemolo tritato sopra.




laikì agorà

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mercato all'aperto


























tutte le foto sono prese dal web



pollo con feta e olive

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pollo con cipolle, feta, olive

Il piatto si chiama "kotopoulo bardouniotiko" e ha origine dai paesi  montagnosi “Bardounia”, a Mani,  nel Peloponneso. Come  tutti i laconi e la loro amatissima da me terra, è sobrio ma di sostanza,  con pochi e  sapienti ingredienti.

pollo di Mani, Peloponneso

Ingredienti:
-          1 pollo di circa 1 kg
-          600 gr. di cipolle ramate (ho usato quelle di Montoro)
-          20 olive verdi denocciolate e tagliate a metà
-          150 gr. di feta
-          una piccola scatola di pelati
-          125 ml di vino bianco
-          olio evo
-          sale
-          pepe nero macinato fresco
-          1 piccolo bastoncino di cannella
-          2 chiodi di garofano
Procedimento:
Nonostante alcuni sostengano che il pollo non vada lavato per il rischio di spargere nel lavello eventuali batteri di salmonella, io non riesco a farne a meno quindi ho tagliato il pollo in 8 porzioni , ho lavato i pezzi sotto acqua corrente e li ho tamponati con della carta cucina. Ho pulito e tagliato a filetti sottili le cipolle. Ho velato il fondo di una casseruola con dell’olio evo che ho messo su fuoco vivace. Quando l’olio ha cominciato a sfrigolare ho messo i pezzi di pollo, 2 alla volta, a rosolare da tutt’e due i lati. Ho sistemato il pollo rosolato in un piatto e ritirato la casseruola dal fuoco. Ho versato il vino, grattato con un cucchiaio di legno il fondo, rimesso sul fuoco e fatto evaporare l’alcool. A questo punto ho versato le cipolle, ho salato leggermente, ho abbassato la fiamma  e mescolato per benino. Ho chiuso con il coperchio e ho fatto cuocere per 20 minuti, controllando ogni tanto i liquidi. Quando le cipolle si sono appassite,  ho versato nella casseruola i pelati schiacciati con una forchetta, il bastoncino di cannella, i chiodi di garofano e il pepe. Ho mescolato e adagiato sopra i pezzi di pollo. Con un cucchiaio vi ho  versato sopra della salsa, ho coperto e fatto cuocere per 35 minuti. Ho girato il pollo  e fatto cuocere ancora per 35 minuti. Ho tolto il pollo e l’ho adagiato in un piatto. Ho continuato la cottura delle cipolle ancora per 1 ora controllando i liquidi. Quando vedevo che asciugava troppo, aggiungevo due cucchiai di acqua calda.  Quando le cipolle si sono quasi disfatte, ho rimesso nella casseruola il pollo e ho aggiunto le olive.  Ho fatto cuocere a fiamma dolce ancora per un quarto d’ora, ho unito la feta tagliata a cubetti e dopo 5 minuti ho ritirato dal fuoco, tolto il bastoncino di cannella e i chiodi di garofano e servito con del riso pilaf.

pollo da Mani (Peloponneso)




il tiramisù di Vassilikì

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tiramisù leggero con yogurt e ananas

Vassilikì è stata per alcuni anni il mio informatore  ufficiale sulle novità e tendenze della cucina in Grecia. Nell’era pre internet e pre cellulari, quando chiamare all’estero era quasi un evento e si scrivevano ancora lettere a mano e cartoline,  mi scriveva le novità, spesso viste alla tv alle trasmissioni di Vefa: ho preparato un kadaifi salato con il blue cheese! Quando venite ve lo preparo. Ho preparato i gamberi fritti avvolti nella pasta kadaifi! Quando venite ve li preparo!  Ho preparato il moussakas vegetariano con ragù di lenticchie!  Puntualmente quando arrivavamo preparava quanto anticipato. Io ricambiavo con piatti italiani ed eravamo tutti felici e spensierati durante queste cene sul suo grande terrazzo nelle calde serate di agosto.
Per i dolci non era tanto portata, ma ne aveva due di sicuro successo ed effetto. La torta di mele invernale e il tiramisù yogurt e ananas estivo. La torta di mele la preparava per il mio padre che ne era golosissimo, per me preparava il tiramisù yogurt e ananas che ne ero golosissima.

tiramisù leggero e veloce con yogurt e ananas

Ingredienti:
-          24 savoiardi
-          ½ kg di yogurt greco (optare per quello full fat, meglio evitare il 2% o lo 0%)
-          1 scatola di ananas a rondelle
-          100 ml di acqua di cocco
-          un cucchiaio di vodka
-          1 cucchiaino di zucchero a velo
Procedimento:
Aprire la scatola di ananas, tirare fuori le rondelle e versare lo sciroppo in una terrina con i 100 ml di acqua di cocco, il cucchiaio di vodka e mescolare. Tritare al coltello  le rondelle di ananas tenendo da parte qualcuna per decorare. Con la frusta montare lo yogurt con il cucchiaino dello zucchero a velo.  
Inzuppare i savoiardi nella bagna e stendere uno strato su una pirofila. Coprire con la metà dello yogurt livellando bene.  Formare sopra  uno strato con l’ananas  tritato, fare un altro strato con i savoiardi inzuppati nella bagna e coprire tutto con il resto dello yogurt. Decorare con le fette di ananas tenute da parte e riporre in frigo per un’ora.
Servire con  codette o scaglie di cioccolato anche se  io per le sue note acidule lo preferisco senza.





gavros lemonatos (alici al limone)

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Ma le alici sono più care delle spigole??? Dopo che abbiamo capito che i legumi che erano da sempre  considerati cibo per i poveri non lo sono più, dopo che abbiamo capito che per il baccalà vale lo stesso, dopo che abbiamo compreso che costa molto meno mangiare pasta  o pollo anziché legumi o baccalà, ora tocca ai pesci. Le umili alici che ho comprato al mercato costavano qualcosina  di  più delle spigole; di allevamento d’accordo, ma è impressionante vedere gli stravolgimenti dell’ordine delle cose, quasi a nostra insaputa, quasi senza che ce ne fossimo accorti!..

Ingredienti:
  • ½ kg di alici
  • il succo di un limone piccolo
  • 3 cucchiai di olio evo
  • un pizzico di origano
  • 1 spicchio di aglio tritato
  • sale
  • pepe macinato fresco
Procedimento:
Eviscerare i pesci, tagliare la testa e lavarli accuratamente. Asciugarli e sistemarli a raggiera in una tortiera. Fare un’emulsione con il limone, l’olio, l’origano, l’aglio,  il sale e il pepe e versare sui pesci. Decorare con qualche fettina di limone e infornare a 180 gradi per 20 minuti.
Mangiare caldo, tiepido o freddo, sempre buono è!





lahanodolmades avgolemono (involtini di cavolo capuccio con salsa avgolemono)

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involtini di cavolo con salsa avgolemono

Quando si diceva cavolo in Grecia si intendeva esclusivamente il cavolo capuccio  che tra l’altro era l’unico cavolo che si poteva trovare, con il quale quando arrivava l’inverno si facevano diverse  cose. Riso col cavolo che odiavo ma ora mi piace, insalata di cavolo crudo tagliato finisimmo e condito con  sale olio e limone che adoravo e non ho cambiato idea e anche questi involtini che non amavo ma ora mi piacciono.  Quello di cambiare gusti culinari con l’età non riguarda solo me,  succede a tanti per non dire a tutti;  così  tanti che l’argomento è stato anche oggetto di studio con risultati tanto evidenti quanto scontati.
Questi involtini li faccio più o meno tutti gli anni. Qui una versione con la verza, dove c’è anche una foto e  si può vedere come sistemarli nella pentola. Ma con la salsa avgolemono è la prima volta che li faccio…. giuro…. A casa mia da pochissimo si ama questa salsa così greca!|

involtini di cavolo con ripieno di carne e riso

Ingredienti:
-          1 piccolo cavolo capuccio
-          350 gr. di carne macinata mista di manzo e maiale
-          1 tazzina da caffè abbondante di riso crudo (va bene anche un  riso semifino)
-          1 cipolla ramata tritata fine
-          prezzemolo tritato
-          aneto tritato
-          5 cucchiai di olio evo
-          sale
-          pepe  nero macinato fresco
Per la salsa avgolemono:
-          1 uovo
-          Il succo di un limone
Procedimento:
Lavare esternamente il cavolo capuccio e metterlo su un tagliere. Con un coltello affilato togliere quanto più picciolo possibile scavando fin dove arrivate, creando un buco. Io ho usato lo svuotazucchine e funziona bene.  Mettere a bollire abbondante acqua e quando bolle immergere il cavolo con il buco verso il fondo. Se tende a galleggiare mettere a contatto un piatto per tenerlo sott'acqua. Far bollire per 15 – 20 minuti perché ammorbidisca un po’.  Mentre il cavolo lessa mischiare tutti gli ingredienti del ripieno  con 1 cucchiaio di olio dal totale e impastare bene.  Il riso va messo a crudo, non c’è bisogno che lo si lessi precedentemente, cuocerà insieme a tutto il resto.
Togliere dalla pentola il cavolo e lasciare raffreddare finchè non si riesce a maneggiare senza scottarsi! Staccare una a una le foglie. Metterle una alla volta su un tagliere e tagliare le nervature grosse.  Scartare le foglie che si sono rotto mentre le si staccava ma non buttarle. Prendere una pentola e coprire il fondo con le foglie del cavolo scartate. Mettere anche qualche gambo di prezzemolo e aneto per aromatizzare ulteriormente. Prendere una foglia alla volta, mettere sopra un cucchiaino di ripieno e arrotolare a involtino. Sistemarli nella casseruola a strati vicini vicini e versare sopra i rimanenti 4 cucchiai di olio. Coprire con un piatto a contatto con gli involtini, affinchè non si disfino con la cottura.  Versare sopra tanta acqua quanto basta per coprirli appena. Coprire e cuocere a fiamma bassa per 45 minuti.. Togliere con attenzione il piatto.
Salsa avgolemono:
Quando gli involtini sono pronti, prima di ritirare dal fuoco, sbattere l’uovo in una tazza, aggiungere sempre sbattendo il succo del limone  senza smettere di sbattere, insomma si può smettere per un paio di secondi!!! ma non oltre,  prendere mezzo mestolo dal brodo  di cottura e unirlo alla salsa sempre sbattendo. Versare la salsa sugli involtini, agitare la pentola per  distribuire bene la salsa e ritirare dal fuoco. Per un risultato più denso, aggiungere alla salsa un cucchiaino di amido di mais.
Servire caldi.

involtini in salsa avgolemono





bakaliaropita

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Sicuramente  non si può non essere d’accordo con  il saggio Solone , mio illustre antenato ateniese quando affermava “gerasko, d' aiei polla didaskomenos / e invecchio, sempre molte cose imparando” .  Senz’altro io sono assolutamente d’accordo dato che non passi giorno che non impari qualcosa di nuovo,  e diciamolo: questa è una delle consolazioni della vecchiaia incipiente o raggiunta che sia,  vecchiaia  peraltro che per i greci cominciava a 60 anni.  

Ecco, io per esempio ho imparato poco tempo fa  che nella bella isola di Cefalonia si prepara questa pita con il baccalà e immantinente mi sono attrezzata per prepararla. Per il ripieno ho seguito le indicazioni di una delle tante ricette che si trovano nel web. Lo stesso sito dell’isola ne dà 3 versioni diverse.
A piacere si possono sostituire le erbe aromatiche così come le spezie. Si possono usare cipollotti, aneto, finocchietto selvatico, omettere qualche spezie o aggiungerne delle altre, insomma ci si può regolare come si vuole  basti che si utilizzino gli ingredienti principali: baccalà e riso.



Ingredienti: 
-          6 sfoglie di pasta fillo (cliccare qui per le istruzioni)
-         1 filetto di baccalà di circa mezzo chilo 
-          1 tazzina da caffè colma di riso (va bene anche un semifino) 
-          1 cipolla ramata tritata 
-          un po’  di maggiorana secca (se ne avete di fresca meglio; tritarla) 
-          un pò di menta secca (vale quanto detto per la maggiorana) 
-          prezzemolo tritato 
-          un pizzico di cannella in polvere 
-          3 grani di pimento pestati nel mortaio 
-          un pizzico di cumino in polvere 
-          sale (se necessario) 
-          pepe nero macinato fresco 
-          5 cucchiai di olio evo 
-          1 cucchiaio di doppio concentrato di pomodoro 
-          olio evo per oliare la pasta fillo 
Procedimento: 
Mettere in ammollo il baccalà  in acqua fredda per 24 ore, cambiando l’acqua ogni 5 -6 ore. Togliere la pelle tirandola e scottarlo per 3 minuti in acqua che bolle. Scolarlo e porlo in un piatto per farlo raffreddare tanto quanto serve per poterlo toccare con le mani. Una volta sufficientemente raffreddato pulirlo da eventuali spine e sfilacciarlo con le mani.
In un tegame far appassire la cipolla nell’olio evo, unire il baccalà sfilacciato, il concentrato di pomodoro diluito in un bicchiere di acqua calda e il riso e lasciare cuocere per circa 5 minuti o comunque finchè il riso non abbia assorbito l’acqua, lasciandolo in ogni caso un po’ all’onda.
Ritirare il tegame dal fuoco, aggiungere le spezie e un poco di sale se necessario. Mescolare bene.
Oliare una teglia da forno (la mia è di 23 cm di diametro) e stendere 3 sfoglie oliando ognuna bene. Versare il ripieno, livellare e coprire con le 3 rimanenti 3 sfoglie sempre oliandole bene. Oliare anche l’ultima, Incidere le porzioni della bakaliaropita con un coltello affilato senza arrivare fino in fondo, spruzzare un poco di acqua sopra.  Infornare a forno già caldo a 180 gradi per 50 minuti circa.
Lasciare intiepidire e gustare. Ne sarete ricompensati!

bakaliaropita



kreatosoupa (zuppa di carne)

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Il termine “vrastò” indica indifferentemente sia il bollito che il lesso. La differenziazione non esiste ed ecco che proporre questo piatto mi mette un tantino in difficoltà. Non per la preparazione, semplicissima peraltro, ma perché non so come proporlo: bollito o lesso in brodo? Faccio un buon brodo o un buon bollito? Immergo la carne in acqua che bolle oppure in acqua fredda?
Per la verità decido di volta in volta e questa volta ho deciso di optare per il bollito. Immergo quindi la carne in acqua che bolle ma per avere anche un brodo parecchio saporito, dopo aver filtrato il brodo ho aggiunto un cubetto di brodo ristretto che ho quasi sempre in freezer.
Comunque vogliate farla se decidete di farla, sappiate che è un’ottima zuppa riscaldante, corroborante e consolante! Soprattutto di questi tempi grigi e con il freddo che fa!


Ingredienti:
  • 1 kg. di carne per bollito (io ho preso metà biancostato e metà brione)
  • qualche gambo di prezzemolo
  • 5 grani di pepe nero
  • 15 gr. circa di sale grosso
  • 2 carote medie
  • 1 porro medio (solo la parte bianca)
  • 2 patate medie
  • 1 gambo di sedano verde con qualche foglia
  • 10 foglie di prezzemolo
  • 5 cucchiai di olio evo
Procedimento:
Mettere in una pentola alta 2,5 litri di acqua con il gambi del prezzemolo, i grani di pepe e accendere il fuoco. Quando l’acqua comincia a bollire salare leggermente e immergere la carne. Coprire e far bollire lentamente per circa 3 ore o comunque finchè la carne non sia molto tenera, schiumando se necessario.
Mentre la carne cuoce pelare le carote, lavarle e tagliare a rondelle. Fare lo stesso con il porro. Lavare il sedano e tagliare a pezzetti incluse le foglie verdi. Pelare le patate, lavarle e tagliarle a cubetti. Lavare il prezzemolo e tritarlo molto grossolanamente.
Prendere una padella, versare l’olio e rosolare le verdure separatamente. Man mano che insaporiscano spostarle dalla padella in una ciotolina, una diversa per ogni verdura dato che verranno immerse in tempi diversi. Se necessario aggiungere nella padella un poco di olio ancora.

Togliere la carne dal brodo con la schiumarola, appoggiarla sul tagliere, pulirla da ossa e grasso e tagliarla a bocconcini nelle dimensioni che preferite ma non piccolissimi. Filtrare il brodo e versarlo in una pentola pulita. Rimettere la carne nel brodo, accendere il fuoco, coprire, e quando comincia a bollire unire le carote. Far bollire 10 minuti e aggiunger il porro. Dopo 10 minuti unire il sedano e dopo qualche minuto le patate. Continuare finchè le verdure siano cotte e infine aggiungere il prezzemolo. Controllare di sale e ritirare dal fuoco. Servire con del formaggio grattugiato a parte ma anche no!




la taverna greca

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tutte le foto sono prese dal web


biscottini alla cannella

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μπισκοτακια κανελας

La famiglia Papadopoulos, composta da padre, madre e tre figli viveva a Istanbul. Il padre falegname riusciva con fatica a mantenere la famiglia, così la moglie lo aiutava preparando dei biscotti che i tre figli vendevano in giro per la città. I biscotti hanno avuto tanto successo che gli fu dato perfino un nome “petit beurre” mentre venivano timbrati con un semplice timbro di legno che fabbricò il marito falegname.
Con la disfatta dell'esercito greco durante la guerra greco-turca (1919-1922) e l'abbandono dell'Asia Minore da parte delle comunità greche, la madre con i 3 figli si imbarcò frettolosamente su una nave che li avrebbe portati a Marsiglia. Il viaggio era lungo e la nave si fermò al Pireo per fare rifornimenti. Durante la sosta la famiglia decise di sbarcare per visitare Atene e si fermò in un cafè vicino a Monastiraki per bere qualcosa. Con loro grande sorpresa appresero che i biscotti fossero sconosciuti agli ateniesi così cambiarono progetti in un lampo! Si fermarono in Grecia dando inizio a quello che è diventato il primo biscottificio industriale greco al punto che biscotti e Papadopoulosfanno rima nella testa di qualsiasi greco!


Ingredienti:
  • 125 gr. di margarina (ho utilizzato una non idrogenata)
  • 50 gr. di zucchero a velo
  • 1 uovo medio
  • 200 gr. di farina 00
  • 1 cucchiaino colmo di baking powder (lievito istantaneo)
  • 5 gocce di essenza di vaniglia
  • mezzo cucchiaino di cannella in polvere
  • un pizzico di sale
Per la superficie:
  • 1 cucchiaio di zucchero semolato
  • un pizzico di cannella
μπισκοτακια κανελας

Procedimento:
Tirare fuori la margarina dal frigorifero e portarla a temperatura ambiente. Setacciare la farina con il baking powder, il pizzico di sale e la cannella. Mettere la margarina in una ciotola e montarla con la frusta aggiungendo gradualmente lo zucchero a velo. Sempre frustando incorporare l'uovo e l'essenza di vaniglia. Aggiungere la farina e impastare leggermente. Formare delle palline delle dimensioni di una noce e sistemarle sulla placca da forno rivestita di carta forno.
A questo punto se avete uno stampo per biscotti, usarlo premendo un poco su ogni pallina per appiattirla. Io non ne ho uno, pertanto ho imburrato il fondo di un bicchierino da liquore e ho premuto con questo ogni biscotto.

Mescolare lo zucchero semolato con la cannella e spargere un poco sulla superficie di ogni biscotto. Scaldare il forno a 190 gradi e infornare i biscotti per circa 20 minuti.

Con le quantità indicate si ottengono circa 20 biscottini. 

biscotti alla cannella


credits: Palia Athina
tazza:   loumidis


il coniglio fritto di Creta

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κρητικο τηγανιτο κουνελι


Che i cretesi siano gran consumatori di carne di coniglio è cosa risaputa anche da me dato che mia sorella a Creta ci ha vissuto per parecchi anni. Poi è tornata ad Atene ma questa è un'altra storia... Dicevo dunque che i cretesi amano tanto la carne di coniglio e la cucinano in tanti modi diversi, più o meno come cucinano la carne di pollo e anche di più. C'è perfino un modo, mi riesce difficile chiamarlo ricetta, che prevede che l'animale non venga scuoiato ma una volta bruciacchiato il pelo, lo si lava e lo si cucina. Onestamente non penso che non riuscirei a mangiarne uno cucinato in questo modo, ma c'è chi non riesce a mangiarne in assoluto, tanto che io ho un divieto di far entrare nella mia cucina traccia di questo animale! Ed è per questo motivo che ho chiesto a Vita, autrice del probabilmente più autorevole blog di cucina cretese, di tradurre e postare una delle sue ricette. Ecco quindi la ricetta del coniglio fritto cretese, preso dal blog di Vita insieme alle foto. Nel post οriginale si possono vedere le foto della preparazione passo passo.
Nelle indicazioni, Vita raccomanda che la carne deve essere bel frollata. Consiglia quindi di mettere il coniglio nel congelatore e lasciarlo per un po' di giorni, dopodichè metterlo nella soluzione di acqua/aceto almeno per 2 ore.
Se invece abbiamo un coniglio non ben frollato e abbiamo fretta di cucinarlo, consiglia di tenerlo nella soluzione acqua/aceto per un giorno intero.
La ricetta che segue è una della tradizione, trasmessa da bocca cretese a orecchio cretese.


Ingredienti:
  • 1 coniglio di 1 chilo un chilo e mezzo (sceglierne uno giovane)
  • mezza tazza da thè di olio evo
  • 150 ml di vino rosso o rosato
  • 1 bicchierino da liquore di aceto bianco
  • sale
  • pepe
  • origano fresco oppure timo oppure rosmarino
Procedimento:
Lavare accuratamente il coniglio e tagliarlo a porzioni di media grandezza. Immergerlo in una bacinella con acqua e l'aceto e tenerlo per almeno 1 ora. Trascorsa l'ora sciacquarlo, buttare l'acqua e rimetterlo nella bacinella senza acqua questa volta. Mettere uno alla volta i pezzi con l'acqua che hanno trattenuto, aka il coniglio non va asciugato, nella padella dove è stato scaldato l'olio. Appena riprende a friggere, salare e girare i pezzi dall'altro lato per farli rosolare. Abbassare la fiamma e cuocere lentamente girando qualche volta i pezzi del coniglio e aggiungendo un poco di acqua calda se necessario. Quando è pronto, lo si capisce perchè la carne si stacca dalle ossa, lasciare che assorba tutta l'acqua, macinare del pepe, aggungiere l'erba schelta e sfumare con il vino. Girare anche dall'altra parte, lasciare che il vino evapori e la carne si colorisca e servire.
Servire caldo ma anche a temperatura ambiente.

Mille grazie a Vita!

τηγανιτο κουνελι απο την Κρητη



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