La manestra è una minestra! Corfiata naturalmente, dato che questa cucina abbonda di termini italiani dovuti a 400 anni e qualche spicciolo di dominazione veneziana. Perché invece si chiami bourou bourou e cosa significhi lo ignoro. Nello slang greco “bourou bourou” è un chiacchiericcio ininterrotto, bla bla, bla, ma non credo proprio che c’entri qualcosa.
Non credo nemmeno c’entri qualcosa la “bouroù” (charonia tritonis), una conchiglia grande che veniva pescata, limata a un estremità e utilizzata come tromba dai piccoli pescherecci.
In attesa dunque che qualche corfiata mi illumini, riporto la ricetta così come l’ho interpretata io, avendo trovato soltanto descrizioni sommarie: “piatto contadino fatto con cipolle, patate, salsa di pomodoro fresco. spaghetti spezzettati con le mani e abbondante pepe rosso . Si fa sia brodosa che asciutta”.
Neanche Ettore Botriniche sta rivisitando la cucina isolana dice qualcosa in merito, anzi faccio un appello. Ettore, mi illumini???
Ingredienti:
- 1 cipolla bianca
- 2 patate medie
- 3 cucchiai di olio evo
- 1 tazza da tè di passata di pomodoro
- 80 gr. di spaghetti spezzati a mano
- sale
- pepe rosso dolce
- 750 ml di brodo vegetale
- 2 cucchiai di ricotta di capra
Procedimento:
Sbucciare la cipolla e tagliarla a filetti. Sbucciare le patate, lavarle, asciugarle e tagliarle a dadini. Far appassire la cipolla in una casseruola con l’olio evo. Prendere una tazza dal totale del brodo vegetale e diluire la passata di pomodoro. Versare nella casseruola con la cipolla, mescolare e unire le patate. Salare leggermente tenendo presente che il brodo in genere è salato , mescolare e cuocere per circa 10 minuti o comunque finchè le patate non diventino morbide. Se serve aggiungere ancora un po’ di brodo. Frullare con il frullatore a immersione e versare il resto del brodo tenuto caldo. Quando bolle, buttare gli spaghetti e far cuocere per il tempo necessario.
Servire con abbondante pepe rosso e un cucchiaio di ricotta.
Per 2.
Per 2.